STATO-MAFIA: UDIENZA AL VIA CON COSTITUZIONE PARTI (ANSA)

1150

ANSA/ STATO-MAFIA: UDIENZA AL VIA CON COSTITUZIONE PARTI EX MINISTRO MANCINO IN AULA;PROCESSO A PORTE CHIUSE, FUORI STAMPA (di Lara Sirignano) (ANSA) – PALERMO, 29 OTT – Per primi arrivano i ragazzi delle Agende Rosse e Salvatore Borsellino, il fratello del giudice ucciso dalla mafia. Sullo striscione che tengono stretto sotto la pioggia battente si legge ”vicini ai magistrati di Palermo”. Alla spicciolata poi si presentano gli avvocati. E solo due dei 12 imputati: l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino e Massimo Ciancimino, che in quello che ormai e’ noto come il processo sulla trattativa tra Stato e mafia, veste contemporaneamente i panni di superteste e accusato. Poi e’ la volta dei pm: soltanto Antonio Ingroia si ferma a parlare con i giornalisti. Probabilmente e’ la sua ultima volta da magistrato a Palermo prima della partenza per l’incarico Onu in Guatemala. ”Sono emozionato”, dice. L’udienza comincia con una questione preliminare: la presenza della stampa. Nonostante il codice imponga che il procedimento si tenga a porte chiuse, il gup Piergiorgio Morosini, rilevando l’interesse pubblico della vicenda, domanda alle parti se acconsentono all’ingresso dei giornalisti. I legali dicono si’. Addirittura il boss Toto’ Riina, collegato in videoconferenza come i capimafia Nino Cina’ e Luca Bagarella, chiede che l’udienza si celebri a porte aperte. Cosa che non piace agli altri difensori, pronti a fare entrare i media, ma contrari ad avere in aula il pubblico. Alla fine i giornalisti restano fuori: la norma, spiega il gup, non permette di distinguere tra stampa e ”normali” cittadini. Una decisione che il magistrato ritiene di dovere spiegare ai microfoni. ”E’ stato rispettato il codice che, sull’udienza preliminare, ha regole stringenti. Nessuna parte vuol nascondere nulla” dice. Una dichiarazione inusuale che segue alle polemiche e alle prese di posizione di politici e giornalisti che, nei giorni scorsi, avevano rivolto appelli al giudice, vincolato dalla legge, e alle parti in nome di un controllo democratico sullo svolgimento di un’udienza molto attesa. Ma, come era prevedibile, l’esordio processuale della indagine sulla trattativa Stato-mafia non e’ andato oltre le costituzioni delle parti. In nove hanno depositato l’atto con cui chiedono al giudice di partecipare al processo: il Governo, verso tutti gli imputati tranne Mancino accusato di falsa testimonianza, il Comune di Palermo, il centro Pio La Torre, il Prc, i familiari dell’eurodeputato dc Salvo Lima – del delitto, inserito nel procedimento sulla trattativa, e’ accusato il boss Bernardo Provenzano-, l’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro, come vittima della calunnia contestata a Massimo Ciancimino, Salvatore Borsellino, per il movimento delle Agende Rosse e come familiare del magistrato ucciso dalla mafia e il sindacato di polizia Coisp. Sulle istanza di costituzione il giudice decidera’ dopo avere sentito i legali degli imputati. Processo rinviato al 15 novembre: nel frattempo le parti potranno consultare i nuovi atti depositati dalla Procura la scorsa settimana e la corted’appello decidera’ sull’istanza di ricusazione del gup presentata dai difensori di uno degli imputati: l’ex ufficiale del Ros Giuseppe De Donno. Insieme ai suoi ex capi Mario Mori e Antonio Subranni, De Donno e’ accusato di avere portato avanti la trattativa avviata da pezzi dello Stato per fermare le stagione del sangue voluta da Cosa nostra e inaugurata con l’omicidio dell’eurodeputato Salvo Lima. Stessa accusa – il reato contestato e’ violenza o minaccia a Corpo politico dello Stato – per i boss Toto’ Riina, Luca Bagarella, Giovanni Brusca, Nino Cina’, Bernardo Provenzano. E per due politici: l’ex ministro Calogero Mannino e il senatore Marcello Dell’Utri che, a differenza di Mancino, oggi non erano in aula. (ANSA). SR 29-OTT-12 18:26 NNN

RISPONDI

Please enter your comment!
Please enter your name here