COVID-19 – Dal 4 maggio il probabile inizio della “Fase 2” … ma è opportuno farci trovare preparati

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Roma, 22 aprile 2020

AL SIGNOR CAPO DELLA POLIZIA
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
Prefetto Franco Gabrielli

OGGETTO: COVID-19 – Dal 4 maggio il probabile inizio della “Fase 2” … ma è opportuno
farci trovare preparati.

Preg.mo Signor Capo della Polizia,
la gravissima emergenza sanitaria di infezione da COVID-19 ha obbligato ad adottare tutta una serie di misure legislative cui hanno fatto seguito innumerevoli positivi interventi del Dipartimento della P.S., anche a firma della S.V..
Su tutte spicca l’obbligo del c.d. “distanziamento sociale” che all’interno della nostra
Amministrazione viene garantito per quanto la specificità delle nostre precipue attribuzioni
lo consentono. Laddove è oggettivamente impossibile attuarlo (servizi di ordine pubblico, di controllo del territorio, etc..) il rischio di contagio è diminuito grazie all’uso dei dispositivi di protezione individuale, cui si somma, per ciò che concerne gli Uffici c.d. burocratici, il “diradamento” del personale reso possibile da una turnazione a giorni alterni, dall’utilizzo del lavoro in forma “agile” e da tutta una serie di istituti e normative previste all’uopo tra cui la chiusura degli Uffici Immigrazione e, per ciò che concerne le Divisioni PAS/PASI delle Questure, la sospensione, per la durata di trenta giorni, dei termini per la conclusione dei procedimenti amministrativi relativi al rilascio delle autorizzazioni di competenza delle Autorità provinciali e locali di P.S. in materia di armi, munizioni ed esplosivi, soggiorno degli stranieri, etc.. etc..
Ora, anche se da una parte è forte il timore di una seconda ondata di contagi ancora peggiore della prima, d’altro canto è chiaramente necessaria prevedere una ripartenza dell’Italia e sono consistenti le voci che a far data dal 4 maggio si registrerà l’avvio della c.d. “Fase 2”, ovvero una riapertura di fabbriche, uffici, negozi, etc.., così da consentire un graduale ritorno alla “normalità” … pur continuando ovviamente ad adottare una serie di cautele tra le quali chiaramente permarrà
quella del citato “distanziamento sociale” e l’uso dei dispositivi di protezione individuale. Ebbene, Preg.mo Signor Capo della Polizia, proprio in vista di tale “Fase 2”, l’Inail (Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro) ha elaborato un “Documento
tecnico sulla possibile rimodulazione delle misure di contenimento del contagio da SARS-CoV-2 nei luoghi di lavoro e strategie di prevenzione”.
Detto documento si compone principalmente di due parti: una utile a definire l’ambito
di rischio, e ad individuare in quale di questi ambiti di rischio ricade ogni lavoratore, a seconda del proprio impiego; la seconda contiene le strategie di contenimento del rischio sui luoghi di lavoro.
Le variabili considerate sono:
– l’esposizione, ossia la probabilità di venire a contatto con fonti di contagio durante il lavoro;
– la prossimità, intesa come caratteristica intrinseca di un lavoro tale da non permettere un sufficiente distanziamento sociale per parte del tempo di lavoro o per la quasi totalità;
– l’aggregazione, valutata come tipologia lavorativa che prevede il contatto con soggetti terzi rispetto agli altri dipendenti.
In base a tali variabili, viene stimato il rischio di contagio in basso, medio basso, medio, medio alto ed alto.
Le Forze dell’Ordine, i farmacisti ed il personale sanitario, ricadono nel profilo di rischio
alto. Per gli altri settori: la vendita al dettaglio ricade del profilo medio-basso, così come gli operai edili e degli operatori ecologici, i corrieri, i camerieri o gli addetti alle mense. Lo sport professionistico ha un profilo di rischio alto. Medio-alto il rischio per la Pubblica Amministrazione.
Tale attribuzione di classi di rischio, che per l’Inail “è da considerarsi orientativa per far
emergere una consapevolezza integrata dell’attuale scenario di emergenza sanitaria”, potrebbe essere utilizzata dal Governo come parametro di riferimento per il probabile scaglionamento delle riaperture.
Ciò premesso, a parere di questa Organizzazione Sindacale, in una eventuale “Fase 2”
con inizio dal 4 maggio p.v., l’eventuale inclusione, in modalità ante COVID-19, di tutte le attività espletate dalla nostra Amministrazione deve tenere conto del profilo di rischio alto che ci viene attribuito coerentemente alla presenza, nel nostro lavoro, delle citate tre variabili (esposizione, prossimità e aggregazione).
Una completa riapertura degli Uffici comporterebbe file agli sportelli, assembramenti
in entrata ed uscita dalle nostre Questure, una necessaria compresenza nei nostri Uffici di tutto il personale, etc. etc..
Sono situazioni che – com’è comprensibile, in virtù del fatto che l’emergenza sanitaria
non ha trovato totale soluzione ma solamente un contenimento del contagio – devono ancora essere evitate e quindi, per tempo (da qui al 4 maggio manca davvero poco), devono essere individuate idonee strategie di prevenzione da mettere in campo, sia a livello organizzativo che di prevenzione e protezione.
L’Inail, nel documento prima ricordato, richiama ai fini preventivi:
– La GESTIONE DEGLI SPAZI DI LAVORO, che vanno rimodulati nell’ottica del “distanziamento sociale” compatibilmente con la natura dei processi produttivi, nonché l’organizzazione e l’orario di lavoro … l’utilizzo dello smart working (lavoro agile) nei casi in cui sia possibile e la previsione di orari differenziati che riducano il numero di persone presenti in azienda…
Gli spazi di lavoro devono essere rimodulati nell’ottica del distanziamento sociale
compatibilmente con la natura dei processi produttivi. Nel caso di lavoratori che non necessitano di particolari strumenti e/o attrezzature di lavoro e che possono lavorare da soli, gli stessi potrebbero, per il periodo transitorio, essere posizionati in spazi ricavati ad esempio da uffici inutilizzati, sale riunioni, ecc.
Per gli ambienti dove operano più lavoratori contemporaneamente potranno essere trovate
soluzioni innovative come ad esempio il riposizionamento delle postazioni di lavoro adeguatamente distanziate tra loro e l’introduzione di barriere separatorie (pannelli in plexiglass, mobilio, ecc.).
Per gli spazi comuni, comprese le mense aziendali, i punti di ristoro e gli spogliatoi, i servizi
igienici deve essere prevista una ventilazione continua degli ambienti, prevedendo altresì
una turnazione nella fruizione nonché un tempo ridotto di permanenza all’interno degli stessi, naturalmente con adeguato distanziamento.
Nella gestione dell’entrata e dell’uscita dei lavoratori devono essere favoriti orari scaglionati
e laddove possibile, prevedere una porta di entrata ed una di uscita dedicate.
Devono essere limitati al minimo indispensabile gli spostamenti all’interno dell’azienda,
comunque nel rispetto delle indicazioni aziendali.
Non sono consentite le riunioni in presenza, favorendo il collegamento a distanza o, se le stesse sono necessarie, possono avvenire garantendo un adeguato distanziamento e riducendo al minimo il numero di partecipanti.
– Fra le MISURE DI PREVENZIONE E PROTEZIONE, spiccano quelle informative ma anche le misure igieniche e di sanificazione degli ambienti, l’utilizzo di mascherine e Dpi per le vie respiratorie, la sorveglianza sanitaria e la tutela dei lavoratori fragili. Un tema, quest’ultimo, che conferma la centralità del medico competente nell’identificazione dei soggetti a rischio e nel reinserimento di quelli con pregressa infezione da coronavirus.
Per quanto riguarda l’utilizzo di mascherine e dispositivi di protezione individuali (DPI)
per le vie respiratorie: vanno mappate tutte le attività, prevedendo di norma, per tutti i lavoratori che condividono spazi comuni, l’utilizzo di una mascherina chirurgica. La valutazione dei rischi nelle singole realtà aziendali è lo strumento adeguato per la determinazione di specifici DPI anche in relazione al complesso dei rischi per la salute e sicurezza dei lavoratori.
– Per quanto riguarda la PREVENZIONE DI FOCOLAI EPIDEMICI – strategici per non ripartire da zero dopo i sacrifici di questi mesi – Inail torna anche sulla necessità di attivare la procedura di controllo della temperatura corporea sui lavoratori con l‘impiego di termoscanner all’ingresso dei luoghi di lavoro.
Comprendendo l’assoluta impossibilità di disporre tutte le misure indicate dall’Istituto
Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro, va da sé che parte di esse potranno essere un buon punto di partenza per un’auspicata direttiva, da parte della S.V., volta a garantire il più possibile la salute delle Donne e degli Uomini della Polizia di Stato nell’ambito di quella che sarà la “Fase 2” di questa emergenza sanitaria che tutti quanti stiamo vivendo e sopportando con fatica e piena determinazione a venirne fuori in maniera definitiva.
Anche in questa “seconda Fase”, peraltro, il personale della Polizia di Stato sarà ancora
chiamato a continuare a svolgere un ruolo fondamentale nella gestione dell’emergenza e un eventuale completo riavvio delle attività cc.dd. burocratiche-amministrative concernenti il rilascio delle autorizzazioni di P.S., oltre a far mancare quel necessario diradamento di personale negli Uffici e causare un afflusso di cittadini nelle nostre Questure difficilmente gestibile per ciò che riguarda il “distanziamento”, farebbe venire meno quell’incremento di pattuglie sul territorio che ad oggi è stato assicurato e che nella “Fase 2” sarà ancor più necessario … visto che riprendendo gran parte delle attività tra queste ce ne sarà anche una, quella dedita al crimine, che avrà molto da dover recuperare.
Con sincera e profonda stima,

Il Segretario Generale del COISP
Domenico Pianese
Originale firmato agli atti

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