UOPI, richiesta chiarimenti e urgenti misure a sostegno della sicurezza e professionalità degli Operatori

3376
Unità Operative di Primo Intervento (UOPI)
Unità Operative di Primo Intervento (UOPI)

Roma, 20 novembre 2020

MINISTERO DELL’INTERNO
DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato
c.a. Signor Direttore, Prefetto Francesco Messina

MINISTERO DELL’INTERNO
DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
Segreteria del Dipartimento
Ufficio per le Relazioni Sindacali
c.a. Signor Direttore, Vice Prefetto Maria De Bartolomeis

OGGETTO: Unità Operative di Primo Intervento (U.O.P.I.) della Polizia di Stato – Richiesta
chiarimenti e urgenti misure a sostegno della sicurezza e professionalità degli Operatori.

Il 2 aprile 2015, con atto del Capo della Polizia, furono costituite le Unità operative antiterrorismo, come risposta agli attentati terroristici portati a termine, dal gennaio di quell’anno, in Francia, in altri Stati europei e nel Nord Africa e che, poi, sfociarono nella strage del 13 novembre 2015 al Bataclan di Parigi.
L’esigenza era quella di procedere ad un’integrazione mirata dell’ordinario dispositivo di controllo del territorio con la costituzione, nell’ambito degli Uffici Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, di unità operative addestrate in maniera specifica al primo intervento, volto a contrastare tanto minacce di tipo terroristico, quanto situazioni di particolare rischio, tali da richiedere interventi maggiormente strutturati di quelli ordinariamente portati a termine dagli equipaggi nel corso dei servizi di controllo del territorio.
L’intervento di tali unità, nei casi di maggiore complessità e criticità, sarebbe dovuto essere prodromico a successive attività demandate ai Reparti di intervento speciale e, in queste ipotesi, il compito delle unità sarebbe dovuto corrispondere al mantenimento delle situazioni di sicurezza e all’acquisizione delle informazioni tecniche utili ad orientare le successive operazioni.
Veniva disposto, infine, che le predette unità fossero dotate di attrezzature ed equipaggiamenti performanti ed idonei al particolare impiego.
Con decreto del Capo della Polizia del 01 giugno 2018, a conclusione della fase sperimentale, sono state istituite le Unità operative di primo intervento (U.O.P.I.) Ed è stato disposto che alcune di esse fossero strutturalmente incardinate nell’ambito dei Reparti Prevenzione Crimine e operanti alle dirette dipendenze del Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, mentre altre incardinate presso gli Uffici di Polizia di Frontiera e operanti alle dirette dipendenze della Direzione Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere.
Il decreto da ultimo citato dispone che l’impiego deve essere finalizzato al mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica anche al fine di prevenire azioni violente o di matrice terroristica, nonché per la prevenzione e il contrasto di gravi forme di minaccia violenta, con particolare riguardo a quelle di natura terroristica, operando, in caso di emergenza, in ogni situazione in cui possano essere o siano gravemente compromesse la sicurezza e la pubblica incolumità.
Il 7 luglio 2018, con provvedimento della Direzione Centrale Anticrimine, è stato adottato il Regolamento operativo delle U.O.P.I. incardinate presso i Reparti Prevenzione Crimine, sostituito integralmente il 19 novembre 2019 con altro atto, che ai suddetti compiti previsti dal decreto del Capo della Polizia del 1 giugno 2018 ha aggiunto la formalizzazione dell’impiego, in condizioni ordinarie, in attività di vigilanza dinamica a protezione degli obiettivi a particolare rischio di minaccia terroristica e, in condizioni di emergenza, per la gestione di eventi di criminalità sia di natura terroristica, sia di natura non terroristica.
La lunga premessa normativa serve a comprendere come da sempre il compito delle U.O.P.I. sia stato inteso tanto come primo intervento eventualmente risolutivo (come suggerisce anche il nome), quanto come azione di contenimento in vista di un successivo intervento dei Reparti speciali, nelle situazioni di più difficile gestione, che lo rendano necessario.
Ciò nonostante, da ultimo e in più occasioni, si è potuto constatare che, in merito alle modalità di impiego, l’orientamento recente dell’Amministrazione sia stato maggiormente quello di attribuire alle squadre una funzione di mero “congelamento” e che questo principio operativo si stia imponendo in senso assoluto, sebbene lo stesso non trovi alcuna conferma di validità in nessuna delle sanguinose e rapide dinamiche terroristiche, che nelle scorse settimane hanno interessato alcune importanti città europee.
L’attuale contesto storico suggerirebbe, piuttosto, uno studio evolutivo sulle tecniche di intervento più idonee, per non trovarsi impreparati di fronte alle mutate situazioni di rischio, ma la flessibilità e l’adattabilità alle circostanze presuppone sicuramente un impegno assiduo e un’attenzione costante volta al continuo sviluppo del progetto, ma soprattutto un interesse, che ripaghi anche l’entusiasmo e l’impegno che è stato richiesto al personale assegnato, che sta lavorando con professionalità e orgoglio nell’interesse dell’Amministrazione e soprattutto dei cittadini.
Per questi motivi questa Organizzazione Sindacale si fa portavoce delle istanze del personale di mantenere alta l’attenzione sulle U.O.P.I., mediante un costante sviluppo tecnologico, telematico, una formazione continua, innovativa ed adeguata del personale e l’adozione di ogni supporto strumentale, utile per rendere concreto un processo di crescita che, dopo cinque anni, si ritiene ormai necessario.
Le U.O.P.I. sono nate come “aliquote specializzate”, che dovrebbero garantire a livello territoriale una difesa di “prima risposta e contro attacco” nell’ambito di eventi di particolare criticità, non necessariamente di natura terroristica, ma in ogni contesto dove possa essere compromessa l’incolumità delle persone e degli operatori.
Pare, invece, di percepire che la loro istituzione sia stata intesa da taluni come una contrapposizione operativa e concettuale ad altri reparti già esistenti, cosa che ha finito per ingenerare il forte sospetto che vi sia una certa resistenza sul loro funzionamento e sviluppo, che si è espressa nel limite operativo del “congelamento” della scena, che, invece, non è stato previsto in alcun documento normativo, e nella somministrazione di una formazione e di un addestramento professionale, che sembra conferire a questo progetto un’identità astratta.
Vero è che con l’incardinamento delle U.O.P.I. presso i Reparti Prevenzione Crimine e la dipendenza diretta dalla Direzione Centrale Anticrimine si è contestualmente provveduto a formare gruppi di lavoro, quale occasione di confronto, stimolo e riflessione, con lo scopo di innalzare il livello operativo e qualitativo di questo progetto, tuttavia, col tempo, è emerso che in più occasioni i componenti di questi gruppi sono stati costretti a lavorare anche liberi dal servizio e durante la fruizione del congedo ordinario nei mesi estivi e a relazionare tempestivamente le proprie attività con elaborati complessi e minuziosamente redatti, ma su argomenti che, invece, risultavano di fatto già definiti dalla Direzione Centrale, a prescindere dal feedback dei gruppi di lavoro, di modo che l’apporto individuale è stato sminuito e ridotto alla mera partecipazione formale ad una videoconferenza.
Altra questione molto delicata ed importante è quella relativa alla nuova divisa operativa, la cui adozione è stata illustrata con un documento altamente tecnico, nel quale sono state evidenziate, con criteri di giudizio oggettivi, tutte le peculiarità tecniche che avrebbero dovuto contraddistinguere la nuova uniforme. Tale elaborato è stato approvato e confermato in tutti i passaggi burocratici che ha affrontato, ma pochi giorni fa, nell’ambito della commissione paritetica per la qualità e la funzionalità del vestiario, è stato riferito dal rappresentante della Direzione Centrale Anticrimine che non è intenzione dell’Amministrazione adottare una nuova uniforme monocolore, sostenendo che in caso di primo intervento il monocolore risulterebbe essere un elemento di rischio aggiuntivo per le malaugurate ipotesi di conflitti armati da “fuoco amico”.
L’uniforme monocolore, in verità, è stata adottata da tutte le unità omologhe degli altri Paesi europei, proprio perché, al contrario, consente di poter distinguere e riconoscere a livello tattico e visivo gli appartenenti al Team di Primo Intervento e di distinguerli dalle altre risorse impiegate per la gestione di eventi critici.
Non è, inoltre, da sottovalutare l’effetto di deterrenza su coloro che potrebbero compiere azioni eclatanti non di matrice terroristica, nonché, viceversa, il potenziale vantaggio di attirare l’attenzione della minaccia per distoglierla dai civili coinvolti, ipotesi che più volte si è concretizzata nei pregressi atti terroristici, che hanno evidenziato come nella logica dei combattenti vi sia sempre la ricerca del confronto e l’auspicio di trovare eventualmente la morte con reparti specializzati.
Ulteriore questione di primaria importanza è quella relativa al fatto che nulla ancora sia stato acquistato del materiale individuato e approvato con la relazione tecnica presentata nel maggio 2019 dal competente gruppo di lavoro; si parla di sistema di galleggiamento per le U.O.P.I. di Venezia, che da anni attendono materiale adeguato alle condizioni di operatività su imbarcazioni lagunari, che sono l’unico mezzo di trasporto per raggiungere molti obiettivi prioritari, di scudi balistici e di tutto ciò che è stato ritenuto necessario affinché tutti i team presenti sul territorio nazionale possano operare in sicurezza e che, molto spesso, viene acquistato privatamente dagli operatori delle unità.
In questi anni le U.O.P.I. si sono sempre distinte per un’elevata professionalità, nonostante la cronica carenza di personale, dando prova di consapevolezza e capacità di corretta gestione delle situazioni critiche. In ragione di quanto esposto, invece, non risulta ancora chiara quale sia la visione strategica di quest’Amministrazione, soprattutto non si condivide l’orientamento che vede tali risorse operative come uno strumento di polizia di prossimità piuttosto che una prima, valida risposta a situazioni complesse, che possono pregiudicare drammaticamente la pubblica incolumità.
Ci si chiede davvero se, dopo aver visto le immagini dei recenti fatti di Vienna, si possa pensare che queste unità debbano solo “congelare” la situazione in attesa dell’arrivo dei Reparti Speciali, che, si ricorda, hanno tempi di intervento molto ampi rispetto a quelli di unità first responder, motivo per il quale furono create nel 2015, proprio per garantire un intervento immediato e, nei limiti del possibile e con i dovuti presupposti, anche risolutivo.
Tutte le predette questioni, che coinvolgono i compiti, le modalità e le finalità di intervento, tanto in condizioni ordinarie, quanto di emergenza, richiedono un confronto urgente e approfondito. Pertanto, alla luce di quanto evidenziato, questa O.S. si rende da subito disponibile per una interlocuzione diretta poiché ritiene la questione particolarmente delicata in quanto implica la professionalità e le attività operative del personale delle UOPI.
In attesa di cortese, urgente riscontro, l’occasione è gradita per inviare i più Cordiali Saluti.

Il Segretario Generale del COISP
Domenico Pianese

SCARICA QUESTA NOTA IN PDF