Questura di Milano, il suicidio del collega Alberto Di Mauro è una morte che si poteva evitare? Lettera al Capo della Polizia

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Roma, 3 ottobre 2022

AL SIGNOR CAPO DELLA POLIZIA
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
Prefetto Lamberto Giannini

OGGETTO: Questura di Milano, la necessità di trasparenza dovuta ai familiari ed a tutti
i Poliziotti: il suicidio del collega Alberto Di Mauro è una morte che si poteva evitare?

Preg.mo Signor Capo della Polizia,
lo scorso 15 settembre il nostro Collega Alberto Di Mauro, in forza all’Ufficio Immigrazione della Questura di Milano, è stato comandato a lavorare presso il Centro di Permanenza per il Rimpatrio ubicato in via Corelli. Nella stessa giornata, durante il turno di servizio, si è tolto la vita.
Il problema dei suicidi tra gli appartenenti alla Polizia di Stato è stato più volte affrontato dal COISP con la necessaria sensibilità e con un approccio analitico e scientifico, anche attraverso alcuni convegni che hanno visto la partecipazione di illustri rappresentanti del mondo accademico, specialisti di psichiatria e psicologia da cui è sempre emerso che il fenomeno suicidiario all’interno della Polizia di Stato ha caratteristiche particolari ma per dimensioni è quasi del tutto sovrapponibile all’incidenza sociale.
Tale verosimile analogia in termini percentuali – come abbiamo sempre sottolineato – non esime tuttavia sia l’Amministrazione della P.S. che il Sindacato dall’impegnarsi in ogni modo per individuare le cause di disagio che possono colpire gli Appartenenti alla Polizia di Stato in considerazione dei particolari impieghi ed attività svolte … e trovare ogni possibile forma di prevenzione e di aiuto.
Proprio per questo nel 2019 è nato il Tavolo per la prevenzione e gestione delle cause di disagio per il personale della Polizia di Stato, ove già durante la prima riunione del 9 aprile 2019 il Capo della Polizia prese formalmente l’impegno di riunire questo importante consesso tutti i mesi (purtroppo da ben sei mesi non si effettuano incontri) per farlo diventare un momento di confronto che producesse effetti concreti di analisi e risoluzione delle cause di disagio per il personale, con la condivisa idea che una Amministrazione consapevole delle proprie fragilità è più forte.
Molte cose sono state fatte sotto la spinta iniziale, la creazione di help line psicologiche, la creazione di apposite convenzioni con associazioni di psicologia dell’emergenza nonché
la predisposizione di proposte di modifiche dell’articolo 48 del Regolamento di Servizio, al fine di intervenire meglio ed in modo appropriato rispetto alle eventuali situazioni di disagio psicologico.
Proprio queste ultime importantissime modifiche del Regolamento di Servizio da circa due anni sono state bloccate dalle pastoie di qualche burocrate all’esterno del Dipartimento. Fossero state subito approvate, da quanto abbiamo appreso, sarebbero potute essere applicate ad Alberto Di Mauro.
Quanto accaduto presso il CPR di via Corelli a Milano però merita delle risposte. Sono dovute ai familiari di Alberto ed anche a tutti i Poliziotti che venuti a conoscenza di quanto accaduto chiedono trasparenza.
Perché un Poliziotto che aveva rappresentato uno stato di disagio ed a cui, non sappiamo in virtù di quale norma, era stata ritirata la pistola d’ordinanza nello scorso mese di maggio pur continuando ad impiegarlo, è stato inviato a svolgere un servizio esterno presso il CPR di Milano?
È corretto che un Poliziotto che ha segnalato una situazione di disagio personale sia stato inviato a fare servizio presso un Centro di Permanenza per il Rimpatrio dove sarebbe stato costretto a confrontarsi con la disperazione di chi era lì per essere espulso dal nostro Paese dopo esservi entrato illegalmente?
Perché presso il CPR di Milano era stato disposto che i Poliziotti lì impiegati dovevano lasciare le armi d’ordinanza in cassettiere non blindate, che hanno consentito ad Alberto Di Mauro d’impossessarsi facilmente della pistola di un altro collega?
Perché Alberto Di Mauro non è stato impiegato in un servizio in Ufficio ed in modalità protetta come sancisce il buonsenso e le più elementari linee guida in tali circostanze?
Signor Capo della Polizia conoscendo la Sua eccezionale attenzione alle problematiche delle donne e uomini della Polizia di Stato, ci chiediamo e chiediamo alla S.V.: è stato fatto tutto il possibile per evitare il gesto inconsulto di Alberto Di Mauro?
Alberto Di Mauro è stato messo nelle condizioni migliori per affrontare e risolvere i problemi che evidentemente lo preoccupavano?
Gli interrogativi sono tanti e tutti portano alla drammatica sensazione che non sia stato fatto tutto quello che bisognava fare. Ed è ineludibile capire chi e perché, nonostante la nota situazione di disagio psicologico di Alberto Di Mauro, lo abbia inviato a fare servizio presso il CPR di Milano.
Signor Capo della Polizia, riteniamo che sia urgente inviare una visita ispettiva presso la Questura di Milano perché ancora oggi dal personale ci vengono segnalate procedure per il deposito delle armi presso il citato CPR che è riduttivo definire approssimative.
Bisogna accertare senza ombre quanto è accaduto per dare una risposta al primo interrogativo che abbiamo posto: quella di Alberto Di Mauro è una morte che si poteva evitare?
Con sincera e profonda stima,

Il Segretario Generale del COISP
Domenico Pianese

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