“È mia intenzione provvedere, a nome del sindacato COISP, al pagamento di una sanzione che ritengo inopportuna. Ecco perché contatterò al più presto l’avvocato Elisa Fangareggi”. Così il Segretario generale del COISP Domenico Pianese, in un’intervista al Giornale.it, impegnandosi a risolvere il caso della donna multata con un’ammenda di 400 euro per aver abbracciato il figlio che da alcuni anni non viveva più con lei ed era stato affidato ai servizi sociali. “Questa vicenda – ha continuato – fa rilevare l’inadeguatezza di alcuni impianti normativi che sono stati introdotti con l’emergenza Covid e fa parte di una delle discriminanti non previste dalla legge”, ha concluso.
L’intervista completa
“È mia intenzione provvedere come sindacato di polizia provvedere al pagamento di una sanzione che ritengo inopportuna”. Domenico Pianese, segretario generale del Coisp (Coordinamento per l’indipendenza sindacale delle forze di polizia), nel corso di un’intervista telefonica, si impegna a porre una soluzione al caso di una donna che è stata multata di 400 euro per aver abbracciato il figlio che da alcuni anni non vive più con lei ed è stato affidato ai servizi sociali.
Cosa pensa di questa vicenda?
“Il problema parte dalla sottrazione del minore alla madre in un quadro che è assolutamente controverso. Questo bambino le è stato tolto senza che lei lo avesse mai maltrattato o che avesse avuto comportamenti non confacenti all’esercizio della responsabilità genitoriale. Lei non lavorava e ha semplicemente chiesto aiuto ai servizi sociali. Qui, poi, abbiamo un figlio che salta al collo di una madre che non vede da quattro mesi e gli assistenti sociali che chiamano i carabinieri per far redigere un verbale per la violazione delle norme sul distanziamento sociale”.
Ma i carabinieri non potevano agire diversamente?
“I carabinieri, ovviamente, sono stati costretti ad effettuare questa sanzione amministrativa. Sono convinto che i colleghi dell’Arma mai avrebbero comminato tale multa. Hanno fatto il loro dovere come avrebbero dovuto fare i poliziotti. Questo è uno dei casi in cui l’applicazione della norma non è un atto di giustizia. Fare il proprio dovere non significa non avere un cuore e, perciò, noi molto spesso arriviamo a comprare il cibo per gli arrestati che sono in carcere in attesa del processo per direttissima”.
Cosa ci insegna questa vicenda?
“Questa vicenda fa rilevare l’inadeguatezza di alcuni impianti normativi che sono stati introdotti con l’emergenza Covid. Questa storia fa parte di una delle discriminanti non previste dalla norma. Non dimentichiamo che il premier Conte ha lasciato parecchio perplessi quando ha usato il termine congiunti e, poi, nascono le storture come questa”.
A proposito di storture giudiziarie, perché i minori non vengono mai tolti alle famiglie rom?
“Io me lo chiedo da 30 anni. Viviamo questa situazione come uno schiaffo. Quando noi fermiamo i bambini rom che rubano, dopo aver fatto tutti gli accertamenti e scoperto che sono minori e quindi non punibili per legge, chiamiamo il magistrato il quale ci dice che, essendo minore di 14 anni, va riportato al campo rom. Ritrovati i genitori, li facciamo firmare un bel verbalino di riconsegna dei minori e la cosa finisce lì. Però se dovesse capitare a me di far vivere in una baracca un minore e di costringerlo a rubare, a me il figlio lo tolgono”.
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L’intervista è stata ripresa da diverse agenzie stampa e quotidiani