La Comunità Europea nasce sotto la bandiera di principi solidaristici tra gli Stati membri. In questo ultimo periodo abbiamo però notato un approccio contrario a tali pensieri determinanti in una comunità.
Il termine stesso “comunità” rende bene l’idea di come, invece, la UE avrebbe dovuto affrontare la crisi virale, ormai estesa a livello globale. Nessuno escluso.
In questo momento in cui il nemico invisibile “COVID-19” si è diffuso in tutto il mondo, ci saremmo aspettati dalla UE, nei confronti degli Stati Comunitari attualmente più attaccati dall’emergenza corona virus ovvero Italia e Spagna, una enorme spinta solidaristica; invece stiamo assistendo a Stati che non rispettano i principi della comunità Europea.
Quest’ultimi stanno volontariamente bloccando l’arrivo, in Italia, di mascherine e presidi sanitari. Una decisione, per essere gentili, poco lodevole.
Il Presidente della BCE il quale si esprime pubblicamente con un approccio, direi precipitoso e privo di saggezza, comunica sostanzialmente: “è un problema vostro arrangiatevi”.
La Comunità Europea, quindi, come unico aiuto ci dà la possibilità di indebitarci di più. E’ forse l’unico strumento?
La UE dimentica che l’Italia è tra i primi tre Paesi che contribuiscono con decine di miliardi al bilancio europeo; dimentica che è tra i primi Paesi a fornire contributi solidaristici.
Detto questo, il bisogno di aiuto del nostro Paese viene trattato dai burocrati europei con sufficienza e disinteresse rimandando di settimana in settimana ogni intervento.
Nel nostro grande Paese, ogni giorno, i Cittadini lottano contro l’epidemia, soffrono a migliaia, i medici ed il personale sanitario non sono risparmiati dal virus e lavorano senza esitare, le Forze di Polizia fanno il massimo mettendo a repentaglio anche la loro vita, i volontari che si sono attivati nelle singole città lavorano senza sosta, i lavoratori e gli imprenditori di tutte le categorie soffrono la mancanza di risorse economiche per sostenere le loro famiglie, ciò nonostante si reinventano come produttori di beni per far fronte alla necessità sanitaria. La nostra creatività e il desiderio di aiutare gli altri non hanno mai avuto limiti.
L’Italia riuscirà a farcela anche da sola. Come è sempre accaduto, nella storia siamo sempre risaliti e abbiamo ricostruito come, diversamente dalla UE, avviene in una vera comunità. Una delle domande da farsi però è questa: ma a che prezzo? Quante sofferenze dovremmo ancora subire durante e dopo l’epidemia?
Nonostante tutto, resto un convinto Europeista ma mi chiedo: è questa l’Europa che vogliamo?
Quali sono i passi da fare al termine dell’emergenza?
Voi cosa ne pensate?
Grazie a tutti per come state sostenendo questa emergenza.
Noi vi capiamo e come sempre siamo con e per voi!
Il Segretario Generale del COISP
Domenico Pianese