Polmonite da nuovo coronavirus (COVID-19) – I dati dei soggetti in quarantena devono essere a disposizione delle FF.PP. impiegate nei servizi di controllo del territorio. È necessario istituire una banca dati nazionale

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Roma, 16 aprile 2020

AL SIGNOR CAPO DELLA POLIZIA
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
Prefetto Franco Gabrielli

OGGETTO: Polmonite da nuovo coronavirus (COVID-19) – I dati dei soggetti in quarantena devono essere a disposizione delle FF.PP. impiegate nei servizi di controllo del territorio.
È necessario istituire una banca dati nazionale.

Preg.mo Signor Capo della Polizia,
l’attuale contesto di gravissima emergenza sanitaria di infezione da COVID-19 obbliga le Donne e gli Uomini della Polizia di Stato ad espletare, oltre le normali attribuzioni di prevenzione e repressione dei reati, tutta una serie di attività volte al contenimento di un contagio che, propagandosi con estrema facilità, rende in molti casi impossibile prevenire efficacemente il rischio anche per i Poliziotti stessi.

L’approvvigionamento e l’utilizzo di dispositivi di protezione individuale adeguati, così come il rispetto della cosiddetta “distanza sociale”, sono misure di indubbia importanza ma, per chi come noi è chiamato ad un costante contatto con i cittadini sia per la “normale” precipua attività svolta che al fine di verificare il rispetto delle norme volte a contenere il contagio del virus, manca un’altra importante misura di prevenzione, consistente nella possibilità di riconoscere le situazioni di rischio concreto ed attuale, ovvero di poter essere informati nell’immediatezza se la persona con cui si entra in contatto è affetta da COVID-19, nonché sottoposta a quarantena obbligatoria o fiduciaria.

La piena e immediata conoscenza di tali informazioni, inoltre, non solo sono importanti ai fini della tutela della salute dei Poliziotti, ma lo sono anche per garantire un appropriato svolgimento di quelle attività connesse alla gestione dell’emergenza sanitaria in atto che sono state attribuite alle Forze di Polizia.

Ciò premesso, il d.l. 9 marzo 2020, n. 14, recante “Disposizioni urgenti per il potenziamento del Servizio sanitario nazionale in relazione all’emergenza COVID-19”, all’art. 14, ha dettato “Disposizioni sul trattamento dei dati personali nel contesto emergenziale”, prevedendo l’interscambio dei dati sensibili dei soggetti affetti
dal COVID-19 ovvero sottoposti a quarantena, ed il Dipartimento della Protezione Civile, con nota Prot. U. n. 14171 del 16 marzo scorso, ha sollecitato i Dipartimenti di Prevenzione delle A.S.L. ad assicurare “la trasmissione dei dati sopra menzionati a tutti i soggetti legittimati e, in particolare, alle Prefetture-UTG, alle Forze di Polizia, etc…”.

Gli elenchi quindi ci sono e dovrebbero essere forniti e aggiornati quotidianamente all’Autorità Provinciale di P.S.. I Poliziotti, nella loro quotidiana attività, allorquando procedono al controllo su strada di cittadini o negli interventi presso abitazioni per liti, percosse etc. etc., potrebbero pertanto essere nella possibilità di sapere per tempo se hanno a che fare con soggetti contagiati dal virus o che comunque sono stati esposti allo mstesso. Ma non è quello che accade.

Nella realtà dei fatti i predetti elenchi, una volta giunti nelle nostre Questure, quantomeno in non poche di esse, diventano documentazione accessibile solo a pochi eletti, di certo non a quei settori di supporto al personale in servizio di pattuglia sul territorio.
Preg.mo Signor Capo della Polizia, i dati forniti dai Dipartimenti di Prevenzione delle A.S.L., per quanto accompagnati da richiami al rispetto scrupoloso della privacy delle persone infette, a nulla possono servire, se mantenuti riservati, ai fini del contenimento del contagio. Nella migliore ipotesi possono risultare utili per soli usi statistici, oppure per l’avvio, ma solo a posteriori, di procedimenti sanzionatori nei confronti di soggetti
che abbiano violato gli obblighi della quarantena.

Nella cruda realtà, però, si ritiene che le priorità debbano essere ben altre, ovvero:
− l’immediata consapevolezza dell’operatore di Polizia che opera sul territorio di trovarsi di fronte ad una situazione di rischio concreto, in quanto di fronte a lui c’è una persona certamente infetta o che potrebbe diventarlo in quanto è stata a contatto con soggetti contagiati.

Poiché ai Poliziotti non può essere negata l’opportunità di adottare le migliori cautele per la salvaguardia dell’incolumità propria, della sua famiglia e dei suoi colleghi e le disposizioni impartite circa l’utilizzo di particolari DPI forniti in dotazione agli equipaggi (ad esempio le mascherine FFP3), prevedono che se ne possa fare uso solo in caso di reale necessità da documentare con successiva relazione di servizio, come può l’operatore decidere di utilizzare dette protezioni se non gli è data possibilità di sapere che la situazione in cui si trova rappresenta un pericolo concreto ed attuale?
− l’immediata consapevolezza, per l’operatore di Polizia, che la persona che ha di fronte è sottoposta alla misura della quarantena. Questa informazione è ancor più indispensabile affinché, oltre a quanto detto al punto precedente, l’operatore possa attivare le procedure finalizzate a ripristinare l’isolamento della persona infetta.

In mancanza di tale informazione l’operatore non potrebbe in alcun modo impedire che la persona infetta, o comunque a rischio, possa liberamente continuare a circolare e potenzialmente a diffondere il virus, ancora una volta vanificando gli sforzi di tutti.
In sintesi, se le informazioni ci sono ed il loro inoltro alle Forze di Polizia è dettato dal fatto che la loro conoscenza è necessaria all’espletamento delle attività attribuite ai Poliziotti, Carabinieri, etc.. nell’ambito dell’emergenza determinata dal diffondersi del COVID-19, che senso ha non renderle fruibili a chi ha effettivamente bisogno di conoscerle, vanificando di fatto gli sforzi profusi da tutti nel contenimento della pandemia?

Tutto ciò premesso, al fine di consentire una maggiore azione dell’opera di salvaguardia della salute pubblica che i Poliziotti sono tenuti ad effettuare quotidianamente, La preghiamo, Preg.mo Signor Capo della Polizia, di valutare quanto esposto e considerare favorevolmente la possibilità di un inserimento dei citati dati sensibili in una banca dati nazionale fruibile dalle FF.PP. impegnate nei servizi di controllo del territorio.

La conoscenza dei dati sensibili dei soggetti posti in quarantena non può difatti nemmeno limitarsi a livello di ogni singola provincia ma deve riguardare tutto il territorio nazionale.

In attesa di cortese riscontro, l’occasione è gradita per inviare i più Cordiali Saluti.
Con sincera e profonda stima,

Il Segretario Generale del COISP
Domenico Pianese
Originale firmato agli atti

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