Libertà costituzionali e ordine pubblico
Vogliamo i Magistrati al nostro fianco come noi siamo stati e saremo sempre al fianco di tutti loro!
In risposta al comunicato di “Magistratura Democratica”, preme a questa O.S. descrivere compiutamente quanto accaduto nella giornata di venerdì u.s. scorso a Pisa.
Come noto, un nutrito corteo di studenti pisani si è riunito in via San Frediano, davanti al liceo artistico Russoli, per una manifestazione di solidarietà nei confronti della popolazione palestinese, con l’intento di accedere a piazza dei Cavalieri, passando dinanzi alla Sinagoga.
La predetta manifestazione itinerante non era stata preannunciata ed il Questore, come accade di routine in simili evenienze, ha dato l’ordine di inibirne il transito nel momento in cui i manifestanti – la cui maggioranza, per quanto composta da giovani studenti, non aveva affatto idee pacifiche – voleva transitare in via Palestro proprio davanti al predetto luogo di culto ebraico.
Vani sono stati i molteplici tentativi effettuati delle Autorità di Pubblica Sicurezza di dissuadere i partecipanti a seguire il predetto itinerario ed al netto rifiuto è stato disposto un cordone di sbarramento. Quindi, poiché i manifestanti hanno tentato di forzare fisicamente il dispositivo, peraltro inveendo con sputi e offese di varia natura avverso gli operatori della Polizia di Stato schierati – cosi come si può facilmente vedere ed ascoltare dai filmati diffusi in rete ma poco pubblicizzati – è stata disposta quella che tecnicamente si definisce una “carica di alleggerimento”, così da inibire il transito ai giovani “facinorosi”, facendoli arretrare di una decina di metri e ristabilire una zona cuscinetto tra i manifestanti e le Forze di Polizia.
Fatta questa necessaria premessa, dopo lo stillicidio di notizie fuorvianti o riportate in maniera capziosa, parziale e “partigiana” durante tutto il fine settimana, notiamo con sorpresa il comunicato di Magistratura Democratica che non si limita a stigmatizzare la gestione del servizio di ordine pubblico ma addirittura chiede anche una modifica normativa del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza (T.U.L.P.S.), rilevando una frizione con l’art. 17 della Costituzione.
Dalla legittima ma non condivisibile discettazione appare trasparire un via libera a qualsiasi manifestazione senza alcun preavviso alle Autorità Provinciali di Pubblica Sicurezza, omettendo completamente che il T.U.L.P.S., in particolare l’art. 18, prescrive:
I promotori di una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico devono darne avviso, almeno tre giorni prima, al questore.
È considerata pubblica anche una riunione, che, sebbene indetta in forma privata, tuttavia per il luogo in cui sarà tenuta, o per il numero delle persone che dovranno intervenirvi, o per lo scopo o l’oggetto di essa, ha carattere di riunione non privata.
I contravventori sono puniti con l’arresto fino a sei mesi e con l’ammenda da lire mille a quattromila.
Con le stesse pene sono puniti coloro che nelle riunioni predette prendono la parola.
Il questore, nel caso di omesso avviso ovvero per ragioni di ordine pubblico, di moralità o di sanità pubblica, può impedire che la riunione abbia luogo e può, per le stesse ragioni, prescrivere modalità di tempo e di luogo alla riunione.
I contravventori al divieto o alle prescrizioni dell’Autorità sono puniti con l’arresto fino a un anno e con l’ammenda da lire duemila a quattromila. Con le stesse pene sono puniti coloro che nelle predette riunioni prendono la parola.
Non è punibile chi, prima dell’ingiunzione dell’Autorità o per obbedire ad essa, si ritira dalla riunione.
Le disposizioni di questo articolo non si applicano alle riunioni elettorali.
È lecito, quindi, chiedersi la motivazione in base alla quale Magistratura Democratica – associazione di Magistrati – ritenga che, poiché all’omissione dell’avviso consegue solo la facoltà (non l’obbligo), per il Questore, di ordinare lo scioglimento della riunione, l’omesso avviso non rappresenti una condizione di illegittimità della riunione medesima né sia lecito presumere che la stessa possa costituire – anche solo in via presuntiva – un pericolo per l’ordine pubblico.
Riteniamo singolare che appartenenti alla Magistratura partecipino ad un processo mediatico prima che si siano celebrati nelle opportune sedi tutti i necessari approfondimenti e valutazioni.
I Poliziotti sempre rispettosi delle leggi del nostro Paese ben conoscono che le prove si affermano durante la celebrazione del processo e non certamente a suon di comunicati che ci permettiamo di sottolineare ci lasciano perplessi.
In modo particolare ci lascia sbigottiti l’evidente affermazione che tutti i problemi che rilevano nella gestione dell’ordine pubblico nel nostro Paese sarebbero risolvibili con un identificativo da appiccicare sulle spalle o sulla fronte dei Poliziotti, dei Carabinieri e delle Forze di Polizia in generale.
Ultrà che in alcuni casi si comportano da criminali, manifestazioni pacifiche che puntualmente si trasformano in assalti alle Forze di Polizia, commercianti che si trovano i loro negozi distrutti, strade e piazze che vengono ridotte ad un cumulo di macerie, cittadini che ritrovano la loro autovettura vandalizzata o carbonizzata, professionisti del disordine che, puntualmente identificati e denunciati dalle Forze di Polizia, continuano ad affollare le nostre manifestazioni, circa duemila Poliziotti feriti ogni anno in servizi di ordine e sicurezza pubblica: evidentemente tutto ciò sfugge all’esecutivo di Magistratura Democratica che vede solo un problema per i manifestanti la cui libertà si garantirebbe con un identificativo che consenta sempre l’individuazione degli addetti ai servizi di ordine pubblico.
Fatta tale rivoluzione copernicana improvvisamente non ci saranno più manifestazioni violente, nessuno più distruggerà una vetrina di un supermercato o di una banca, nessuno più incendierà un’auto della polizia o di un inerme cittadino, nessuno più lancerà bottiglie incendiarie nei confronti delle Forze di Polizia, nessuno ci oltraggerà, ci prenderà a calci o sputi o offenderà donne e uomini che ogni giorno indossano l’uniforme per difendere le Istituzioni ed i cittadini.
Beh, in rappresentanza di molte migliaia di appartenenti alla Polizia di Stato, devo dire che non siamo arrabbiati ma profondamente delusi di assistere e leggere una raffigurazione dei Poliziotti che è totalmente lontana dalla realtà.
Ai ragazzi che manifestano andrebbe spiegato che non devono diventare strumento nelle mani di cattivi maestri che li incitano e fomentano, che è sacrosanto esprimere le proprie idee ma nei modi consentiti e che la libertà si sostanzia proprio nel rispetto delle leggi del nostro Paese.
In tal senso questa prima “lezione” offerta da Magistratura Democratica non ci pare granché.
Ci preoccupa poi un accertamento dei fatti che pare già definito da alcuni che dovrebbero essere super partes …. ma staremo a vedere.
Di certo se i componenti dell’esecutivo di Magistratura Democratica hanno visto una “coincidenza delle immagini con le dichiarazioni dei docenti” che hanno riferito in una lettera “che il corteo era assolutamente pacifico e che, senza alcuna ragione evidente, gli agenti in assetto antisommossa hanno chiuso la strada … e poi hanno fatto partire tre cariche contro gli studenti…” è auspicabile che sia introdotta una norma che gli consenta di essere al nostro fianco durante le manifestazioni per percepire concretamente quello che accade durante alcune manifestazioni.
Li vogliamo al nostro fianco come noi – lo testimonia la storia – siamo stati e saremo sempre al fianco di tutti i Magistrati!
Roma, 26 febbraio 2024
Il Segretario Generale del COISP
Domenico Pianese