ANSA/ POLIZIOTTI IN AGITAZIONE. MANGANELLI, PREMIO CHI AGITO BENE. PREOCCUPAZIONE CORTEI SABATO; SINDACATI, REPARTI MOBILI IN FERIE (ANSA) – ROMA, 21 NOV – I poliziotti dei Reparti mobili in ferie sabato prossimo. Quando a Roma e' prevista una giornata calda con manifestazioni di Cobas, studenti e Casa Pound. La provocazione arriva dai sindacati di polizia, che danno conto di un diffuso malcontento degli agenti dopo le polemiche seguite agli scontri di mercoledi' scorso. Il capo della polizia Antonio Manganelli punta a gettare acqua sul fuoco annunciando ricompense ai poliziotti che si sono distinti per correttezza durante i servizi di ordine pubblico. Non solo punizioni per chi sbaglia, dunque, ma anche premi per chi fa bene. Finiti sotto accusa e sotto inchiesta per i filmati che riportavano immagini di agenti che manganellavano manifestanti nella giornata dello sciopero generale, i poliziotti non si sono sentiti adeguatamente protetti dal ministro e dai vertici del Dipartimento di pubblica sicurezza. Dai quali non hanno gradito le aperture alle proposte di rendere identificabile chi svolge servizio di ordine pubblico. Ecco quindi la provocazione. ''Il personale dei Reparti mobili – annuncia il Coisp – sta chiedendo un giorno di ferie per non partecipare ai servizi di ordine pubblico durante le manifestazioni di piazza in programma sabato. I nostri colleghi hanno deciso questa forma di 'obiezione di coscienza' per protestare conto l'assurdo linciaggio che avviene al termine di ogni manifestazione'' (segue). (ANSA). NE 21-NOV-12 19:56 NNN
SICUREZZA: SIULP, MANIFESTAZIONI DI SABATO SENZA POLIZIOTTI 'BENE AGENTI MOBILE CHE HANNO CHIESTO FERIE, NOI DIPINTI COME SS' (ANSA) – ROMA, 21 NOV – E' ''condivisibile'' la protesta dei poliziotti dei Reparti Mobili che hanno chiesto un giorno di ferie per sabato prossimo, quando a Roma sono previste manifestazioni che fanno temere per l'ordine pubblico dopo gli scontri e le polemiche di mercoledi' scorso. Dunque, per quel giorno ''si faccia a meno dei poliziotti''. Lo sostiene Felice Romano, segretario del sindacato di polizia Siulp. In questo modo, spiega Romano, si lancia ''un segnale corretto ma forte anche a chi nella propria Amministrazione li ha completamente scaricati. Facciamo queste manifestazioni senza la polizia e, al suo posto, a controllare le piazze, siano inviate le sopraffine penne di alcune testate giornalistiche, cosi' come i commentatori di alcune emittenti che in questi giorni, senza dire almeno una parola contro la violenza inusitata e organizzata dei professionisti del disordine, hanno dipinto i poliziotti e la Polizia come le SS dell'armata del Terzo Reich''. ''Sono certo – conclude il segretario del Siulp – che loro sapranno fare di meglio e sicuramente eviteranno ogni forma di violenza sui facinorosi, come quelli che si sono presentati mercoledi' scorso armati di tutto punto di bombe carta, di picconi, di biglie e di scudi che, forse lo dico anche con un pizzico di invidia, sapevano utilizzare in maniera esemplare per costruire formazioni militari di attacco quali la testuggine che abbiamo visto comparire in tutte le citta' d'Italia. Ho grossi dubbi che riusciranno ad evitare le violenze sulla città e sui siti istituzionali''. (ANSA). NE 21-NOV-12 14:20 NNN
LA GAZZETTA DI LUCCA – Agenti abbandonati a se stessi: l'8 settembre delle istituzioni repubblicane – mercoledì, 21 novembre 2012, 23:45 di aldo grandi – Lo stato muore, viva lo stato! Sotto gli occhi di tutti si è consumata l'ennesima vergogna di un paese che non esiste più e di una classe politica imbelle che sta per partecipare al proprio funerale. La rabbia della gente e lo schifo è tale, nei confronti di partiti e uomini politici, che anche gli agenti delle forze di polizia finiscono per pagare le conseguenze di questo scetticismo-menefreghismo-assenza. Apprendiamo con piacere – era ora! – che i poliziotti dei reparti mobili si sono stancati di essere presi per il culo e, peggio ancora, a colpi di bastoni, spranghe, sputi e calci. State attenti, cari politicanti da strapazzo, questa marea di violenza che si sta diffondendo nel paese è pari a uno tsunami che rischia di travolgere le stesse istituzioni repubblicane e la legalità. I manifestanti, soprattutto a certi livelli, sono professionisti del disordine organizzato il cui obiettivo e la cui violenza – inusitata – mirano alla disarticolazione del sistema. Di fronte alle scene di violenza e alle aggressioni di cui la polizia è stata testimone e vittime e a cui non poteva non rispondere, abbiamo assistito ai vertici delle nostre istituzioni che se la sono fatta sotto senza che alcuno, con tanto di attributi, abbia difeso l'operato delle forze di polizia. Ebbene, che vadano i politici, ma non solo loro, a farsi prendere a calci nel culo e a colpi di bastone. E che insieme a loro ci provino anche tutti coloro che, pancia piena e soldi in Svizzera, credono che basti starsene con il sedere sulla poltrona davanti alla Tv per difendere la libertà e i sacrifici che sono stati fatti per ottenerla. Finalmente gli agenti dei reparti mobili – quelli che reggono gli scontri allo stadio, per le strade, nella guerra non dichiarata di tutti i giorni, che difendono i nostri beni, la nostra vita, la nostra libertà di decidere cosa fare e con chi farlo – hanno aperto gli occhi mettendo i superiori e i politicanti di questa Repubblica delle banane davanti al fatto compiuto: "Noi non ci stiamo più a farci prendere per il culo". E hanno ragione. Qui non siamo in Cile o nell'Argentina dei generali, qui la polizia è democratica e, salvo rare eccezioni, lo è sempre stata. I manifestanti, gli pseudo studenti sanno benissimo di godere, a sinistra, di protezioni più o meno coscienti, esattamente come, negli anni settanta e ottanta, brigatisti rossi e militanti di altre formazioni extraparlamentari di sinistra, ne godevano a loro volta. All'epoca i politici della prima repubblica, branco di vermi, mandavano al massacro agenti e carabinieri negli scontri quotidiani salvo, poi, accorgersi che l'obiettivo vero e proprio era l'attacco al cuore dello stato. L'uccisione di Aldo Moro fece loro capire che, da allora in poi, se non avessero stroncato sul nascere quell'area di contiguità che si era diffusa al confine con il terrorismo, avrebbero pagato con la propria pelle. Così venne data carta bianca al generale Dalla Chiesa – carta bianca che, al contrario, gli fu rifiutata nella lotta alla mafia – e ai suoi reparti speciali. Adesso non siamo ancora a quel punto e se da un lato la protesta degli studenti può anche essere comprensibile – come può uno stato accettare che la formazione dei giovani venga allestita in un sistema scolastico che fa acqua da tutte le parti – non lo è più nel momento in cui essa dimentica di essere una protesta pacifica per assumere i contorni di una rivolta e di una anarchia generalizzate. Mai come oggi occorre che qualcuno si faccia carico di affrontare il toro per le corna, senza leggi speciali, senza violenze gratuite, ma nemmeno con la vergognosa campagna di denigrazione portata avanti da una errata visione ipergarantista dei rapporti sociali. Non si possono mettere sullo stesso piano aggrediti e aggressori; non si può pretendere che la polizia e i carabinieri subiscano passivamente e non reagiscano. Questi politici demenziali dovrebbero capire che se la polizia si sposta, la violenza della massa li devasterà e con loro sparirà anche l'ultima forma, sia pure appena decente, di democrazia e di libertà. Mentre scriviamo queste parole, i nostri giornali sono presi, letteralmente, d'attacco – sia pure solo verbalmente – da molte persone, militanti di una sinistra più o meno estrema, che ci accusano di fascismo quando, invece, ciò che andiamo predicando è il rischio di perdere di vista quei valori per i quali proprio l'antifascismo più vero ha pagato un così caro prezzo. Nessuno, quando il caos sembra prevalere, ha il coraggio di ergersi a difesa dei più deboli e, in questo caso, i più deboli sono coloro che, per guadagnarsi del pane, vengono spediti in mezzo alla strada a fare i Robocop della situazione. Se i poliziotti resteranno a casa, vedremo, allora, che cosa accadrà, chi proteggerà i beni di coloro che lavorano da una vita per poterseli permettere, chi eviterà la devastazione gratuita delle banche – che cazzo c'entreranno, poi, le banche? – dei negozi, degli edifici, delle auto, chi proteggerà questa piccola e media borghesia attenta sempre alle proprie tasche e pronta a prostituirsi con chiunque a patto che le vengano garantite opulenza e tranquillità? Chi scrive, una volta, intervistando Aldo Natoli, uno che comunista lo era davvero, ma in tutti i sensi, anche quando c'era da assumersi una responsabilità, si sentì dire che, se non sei tu ad occuparsti della politica, prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui la politica si sarebbe occupata di te. Si riferiva al 1936, quando lo sciagurato Mussolini diede l'avvio alla invasione dell'Etiopia. Per carità, sono passati così tanti anni, ma la storia, purtroppo, raramente è maestra di vita. In una crisi globale come quella che stiamo vivendo, si profila all'orizzonte una ipotetica guerra tra chi ha e vorrebbe continuare ad avere e chi non ha e desidera possedere. Di chi è la colpa è impossibile saperlo, ma sicuramente non è distruggendo o cambiando sistema che si possono risolvere i problemi. Hobbes sosteneva che non può esistere una società senza ordine e aveva ragione. Il disordine è la rovina, l'assenza di uno stato che sappia essere tale, però, è una condizione che quel caos e quel disordine non solo prepara, ma favorisce.
Informareonline.com – DA PADOVA A ROMA, IL PERSONALE DELL’ORDINE PUBBLICO CHIEDE LE FERIE NEI GIORNI DELLE MANIFESTAZIONI – “A cominciare da Padova, e proseguendo a Roma e in altre città italiane, il personale dei Reparti Mobili della Polizia di Stato potrebbe sta chiedendo un giorno di ferie per non partecipare ai servizi di ordine pubblico durante le manifestazioni di piazza in programma”. Ad annunciarlo è Franco Maccari, Segretario Generale del COISP – il Sindacato Indipendente di Polizia. “I nostri colleghi – spiega Maccari – hanno deciso questa forma di ‘obiezione di coscienza’ per protestare contro l’assurdo linciaggio che avviene al termine di ogni manifestazione. Forze dell’Ordine e Magistratura vengono inondate di filmati con i quali regolarmente i manifestanti tentano di incastrare qualche poliziotto, distogliendo gli investigatori dal lavoro che dovrebbero fare: cioè accertare le responsabilità di quei teppisti che si rendono responsabili di scontri e violenze. Dopo la manifestazione di mercoledì scorso a Roma, i colleghi della Digos ed i carabinieri hanno passato giornate ad analizzare, fotogramma per fotogramma, i video girati dai manifestanti, sprecando tempo e risorse per accertare l’assoluta insussistenza di qualunque tipo di abuso o di comportamenti eccessivi da parte degli agenti. A Padova un pubblico ministero ha aperto un’inchiesta sugli scontri tra Polizia e manifestanti avvenuti il 14 novembre nella stazione della città: il magistrato sta vagliando i filmati per valutare chi indagare. Con quale serenità i nostri colleghi del Reparto Mobile possono affrontare la prossima manifestazione, con il continuo incubo di essere messi alla gogna ad ogni possibile errore? Noi non vogliamo prestarci a questo ridicolo massacro: le Forze dell’Ordine rischiano la propria pelle per garantire la legalità e la sicurezza degli stessi manifestanti, operando con estrema professionalità. Per questo pretendiamo che le Forze della Procura, anziché prestarsi al gioco dei teppisti che manifestano con il volto coperto ed armati di tutto punto, indaghino per individuare e punire chi a Padova ha lanciato una bomba carta contro i Poliziotti, mandando all’ospedale un collega e facendone svenire un altro con l’esplosione! Pretendiamo che tutti gli apparati dello Stato siano compatti a difesa della legalità, e non si prestino ad iniziative che tendono a delegittimare chi opera sul campo, lasciando impuniti i violenti e i delinquenti”.