Progetto di riorganizzazione della Polizia di Frontiera. Osservazioni

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Roma, 28 novembre 2019

MINISTERO DELL’INTERNO
DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
SEGRETERIA DEL DIPARTIMENTO
UFFICIO PER LE RELAZIONI SINDACALI

OGGETTO: Progetto di riorganizzazione della Polizia di Frontiera – Informazione preventiva.
OSSERVAZIONI E RICHIESTA DI ESAME EX ART. 26 D.P.R. N. 164/2002

In merito al progetto di riorganizzazione in oggetto indicato, rappresentato da codesto Ufficio con “informazione preventiva ex art.25, comma 2, d.P.R. n. 164/2002” datata 22 novembre u.s. e recante prot. 557/RS/01/58/6462, il COISP esprime non poche perplessità e un parere assolutamente contrario.
Il menzionato progetto di riorganizzazione della Polizia di Frontiera, secondo la Direzione
Centrale dell’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere, sarebbe “volto a fornire una risposta più funzionale alle mutate esigenze operative derivanti non solo da un aumento esponenziale del volume di traffico, ma anche del cambiamento delle dinamiche migratorie presso le frontiere” e prevedrebbe “un incremento delle risorse umane di 667 unità (incremento entro il 2027 per raggiungere un totale di 5.299 unità, a cui si aggiungono 32 operatori dei ruoli tecnici) e la riorganizzazione di alcuni presidi di polizia di frontiera”.
In realtà, se da una parte si provvede all’istituzione – ne siamo ben contenti – di due “nuovi” Uffici, il Settore Polizia di Frontiera Terrestre del Brennero ed il Settore Polizia di Frontiera Terrestre di Bardonecchia che erano stati erroneamente soppressi pochi anni addietro e di cui adesso, stante il complesso fenomeno migratorio, mai regredito, si comprende la necessità di una riapertura, d’altra parte il citato progetto di riorganizzazione vorrebbe incomprensibilmente chiudere numerosi Uffici di Polizia di Frontiera (La Spezia, Parma, Brescia, Taranto e Gioia Tauro) devolvendo le loro funzioni alle Questure competenti per territorio, così depauperando la professionalità ed annullando la specialità di
colleghi che – come accaduto in altre circostanze – verranno man mano sacrificati ad altre prioritarie esigenze dei Questori, quale quella di garantire l’ordine pubblico … salvo poi accorgersi, fra qualche anno, dell’abbaglio preso e quindi provvedere nuovamente alla loro riapertura come si sta facendo per la Frontiera del Brennero e Bardonecchia.
La cosa giusta non è quindi la soppressione di Uffici ma piuttosto un incremento dell’organico così da garantire una sempre maggiore sicurezza dei cittadini.
L’accorpamento dell’Ufficio Polizia di Frontiera Marittima di Trieste con il Settore Terrestre di Trieste e dell’Ufficio Polizia di Frontiera Aerea con l’Ufficio Polizia di Frontiera Marittima di Napoli è poi davvero illogico e contraddittorio.
 La Polizia di Frontiera Marittima di Trieste si occupa dei controlli di frontiera esterna Schengen, verificando che tutte le persone e i mezzi che l’attraversano rispettino le condizioni previste dalla normativa comunitaria ed italiana, nonché della sorveglianza della fascia confinaria pari a 24 km di una costa molto articolata.
Il porto di Trieste è suddiviso in 5 macro-aree ed è in grande crescita, in termini di traffici e di espansione territoriale; è zona franca extra-doganale dove è possibile tenere le merci in deposito provenienti da tutto il mondo senza limiti di tempo e dover pagare subito i dazi.
Attualmente risulta già essere:
– il 1° porto in Italia e 11° in Europa per il tonnellaggio delle merci trattate;
– il 1° porto in Italia per il traffico merci gestito a mezzo ferrovia (con l’Austria, la Germania, Lussemburgo, Belgio, Ungheria, Slovacchia e Rep. Ceca)
– il 1° porto nel Mediterraneo per la quantità di traffico di prodotti petroliferi.
È uno dei pochi porti in Italia in cui le navi arrivano e partono nell’arco di tutte le 24 h, quindi anche di notte, con collegamenti commerciali con la Turchia, anche 16 – 17 navi alla settimana, che portano ciascuna 200-250 mezzi commerciali, un collegamento passeggeri con l’Albania (anche se al momento di modesta entità) ed un terminal croceristico che viene utilizzato tutto l’anno ed in particolare nel periodo estivo.
Il personale della Polizia di Frontiera Marittima, circa 64 persone (compresi il personale civile), risulta quasi interamente aver frequentato il corso di specializzazione previsto per le Guardie di Frontiera, nonché usufruisce della formazione specifica di esperti di falso documentale; provvede al rilascio dei visti col sistema I-VIS e si occupa, con numeroso personale addestrato, ad eseguire il foto-segnalamento delle persone, mediante il posto di foto-segnalamento istituito in porto.
Nell’arco delle 24 h, oltre ai controlli di Frontiera si occupa, con una pattuglia dedicata, al controllo delle aree portuali (2.3 milioni di metri quadri) con specifiche mansioni di vigilanza e garanzia della sicurezza portuale mediante l’applicazione del Piano di sicurezza antiterrorismo “Cristoforo Colombo”, nonché con una squadra di polizia giudiziaria specializzata nel contrasto dell’immigrazione clandestina, che ha una profonda conoscenza delle dinamiche portuali con particolare riferimento ai cittadini turchi che costituiscono una comunità numerosa e importante nello scalo marittimo.
Nell’anno 2018 sono stati realizzate presso la Frontiera Marittima 3.700 pattuglie circa, che hanno effettuato i controlli di frontiera all’atto dell’arrivo di c.ca 2.400 navi e durante la sorveglianza della fascia confinaria, nei confronti di c.ca 60.000 persone, rintracciando circa 130 migranti irregolari provenienti dalla Turchia.
 Il Settore Polizia di Frontiera Terrestre, e gli Uffici da esso dipendenti, si occupa della vigilanza dei circa 60 Km della fascia confinaria della frontiera interna Schengen con la Slovenia e non ha come obiettivo il controllo sistematico di frontiera delle persone, ma esclusivamente dei controlli a campione di polizia, così come possono essere fatti in qualsiasi parte del territorio italiano.
Nell’ultimo anno il confine terrestre è stato interessato da un nuovo ed importante flusso migratorio che ha visto il rintraccio di circa 1.500 stranieri irregolari.
Con 3880 pattuglie il personale in servizio ha provveduto ad identificare circa 54.200 persone e controllare 17.200 veicoli.
Oltre al citato Settore, collocato nel centro cittadino di Trieste, ove sono impiegate circa 30 persone e presso il quale vi è una Squadra di Polizia Giudiziaria che ha una specifica competenza sulle indagini transnazionali antimmigrazione e che ha conseguito negli anni degli ottimi risultati investigativi, vi è la Sottosezione di Fernetti (Comune di Monrupino) con 25 persone ed ove è funzionante un posto di foto-segnalamento, la Sottosezione di Rabuiese (Comune di Muggia) con altre 28 persone e la Sottosezione di Opicina (Comune di Trieste) ove sono rimaste in servizio, ormai, 11 persone, in quanto del personale è già stato movimentato al Settore o a domanda presso le altre sottosezioni.
Presso il Settore, quindi, dopo il trasferimento, previsto dal progetto di revisione dei Presidi di Polizia di Frontiera, del personale della Sottosezione di Opicina, che è oggi presente sull’altipiano carsico, dovrebbero prestare servizio circa 40 persone, le quali avrebbero in futuro il compito di effettuare la vigilanza dinamica sulla fascia confinaria. Presso il Settore, collocato in centro città, non vi sono gli spazi negli uffici ed i posti idonei dove ricoverare i veicoli di servizio, nonché dare la possibilità di parcheggiare anche ai colleghi che, facendo il turno in quinta non possono sempre usufruire dei mezzi pubblici.
Ciò evidenziato, è evidente che, come in tutti gli uffici di Polizia in Italia, sia il personale della Frontiera Marittima che quello della Terrestre, sia in costante diminuzione per il mancato turn over di cui già più volte si è discusso, con personale sempre più vecchio e vicino alla pensione, anche se oggettivamente i numeri sopra indicati, delle pattuglie effettuate e dei controlli messi in atto, non sembrano rappresentare degli uffici in difficoltà che non riescono a mettere in campo dei servizi operativi più che dignitosi.
Risolvere il problema della mancanza di personale – perché di questo si tratta -, non con l’apporto di nuove leve, giovani e motivate, ma con un accorpamento, pare davvero irrazionale … ancor più se con un accorpamento concettualmente errato: l’Ufficio di Frontiera più importante ed ineliminabile è quello che assicura i controlli di frontiera Schengen ed è quello Marittimo, ed è a quest’ultimo che dovrebbe essere accorpato, eventualmente, il Settore Polizia di Frontiera terrestre e non il contrario.
Già nel 2014 il Ministero aveva tentato, nell’ambito di un precedente progetto di rimodulazione, di far assorbire tutti i Settori, tra cui quello di Trieste, dalle Questure e grazie, anche, al contrasto posto in essere dalla Federazione COISP tale progetto era fortunatamente naufragato, così che è stato possibile con gli uomini a disposizione rimasti in frontiera, porre un argine all’importante fenomeno migratorio intervenuto in questi anni. Se non fosse stato posto un parere fermamente negativo a tale scellerata invenzione trainata dal Questore dell’epoca, oggi ci troveremmo a imprecare per aver chiuso
il Settore di Frontiera e cercare di riaprirlo quanto prima, così come si vuole fare adesso, giustamente, ripristinando la Polizia di Frontiera al Brennero e Bardonecchia.
La Polizia di Frontiera Marittima di Trieste deve mantenere una sua autonomia, così come quella Terrestre, in quanto gli specifici compiti di frontiera esterna, tutta l’attività svolta nell’ambito portuale, tra cui la supervisione dell’operato delle Guardie Particolari Giurate, impiegate ai varchi portuali e presso i 18 impianti portuali ove vengono attuati dei piani di security (che bisogna conoscere molto bene), gli interventi in caso di infortuni sul lavoro e sinistri stradali, nonché di monitoraggio delle agitazioni sociali dei lavoratori portuali per garantire in via preventiva la tutela dell’ordine e sicurezza pubblica, non sono confrontabili e sovrapponibili a tutt’altro compito, pur ugualmente importante, che invece svolge il Settore Polizia di Frontiera Terrestre.
Formazione, esperienze ed attività diverse nella sostanza non possono essere riunite. Non ve né ragione né convenienza alcuna. Dal punto di vista delle risorse tecniche e veicolari, quello che oggi viene utilizzato dai due uffici dovrà anche in futuro essere impiegato, a meno che non si voglia diminuire il numero delle pattuglie o utilizzare meno strumenti informatici per fare i controlli di frontiera e sul territorio. Senza tema di smentita, peraltro, si può affermare che gli uomini impiegati per i servizi in atto nei rispettivi Uffici di Frontiera di Trieste, non sono intercambiabili, stante le specifiche competenze e le professionalità esistenti nei diversi ambiti, salvo non voler investire massicciamente in una attenta, prolungata e costosa formazione. Parimenti non sono comprimibili i locali d’ufficio
utilizzati, il numero di veicoli e le dotazioni informatiche a disposizione.
Accorpare i citati due Settori vuol significare sfasciare quello che oggi c’è di buono, per far
diventare l’Ufficio di Frontiera un serbatoio di uomini pronto a fronteggiare, in malo modo, qualsivoglia criticità dovute all’immigrazione clandestina via terra e alle necessità del porto.
Razionalizzare o sopprimere un Ufficio di Polizia di frontiera al fine di recuperare in attività operative pochissime unità impiegate in attività gestionali porta a garantire esclusivamente un forte senso di demotivazione in chi per anni ha profuso la propria attività lavorativa in un Settore di particolare importanza, con innumerevoli sacrifici anche personali e familiari.
Neppure è ammissibile sentirsi dire che in un certo Ufficio o in un altro l’attività è limitata ad un ridotto numero di passeggeri per gli aeroporti, all’emissione di pochi visti, shore-pass per gli equipaggi dei porta-containers, o che vi è solo un traffico croceristico stagionale intra-Schengen. Dov’è finita la tanto richiesta di elevazione delle misure antiterrorismo, che proprio nelle recenti festività ha richiesto il Ministero presso i porti e gli aeroporti o davvero si pensa che tanto ci penserà poi il Questore mandando al momento un funzionario che del porto o dell’aeroporto non ne conosce assolutamente nulla?
Medesime considerazioni fatte per la Polizia di Frontiera Marittima di Trieste valgono per quella di Napoli che ad oggi si occupa dei circa 7.700.000 passeggeri che annualmente approdano nell’importante scalo partenopeo a cui si aggiungono i compiti di specifica attribuzione che attengono ad un importante settore commerciale che è tra i più rilevanti in Italia.
Il progetto, in esame, di riorganizzazione della Polizia di Frontiera, parla di realtà importanti, di strategici presidi per la lotta al traffico di stupefacenti, di armi, di essere umani, nella lotta al terrorismo ed alla criminalità, che non possono essere soppresse o accorpate per una endemica carenza di personale dovuta a provvedimenti inopportuni posti in essere nel tempo da vari Governi e dallo stesso Dipartimento della P.S..
Il Codice Frontiere Schengen (Reg. UE 399/2016) prevede che gli Stati membri dell’Unione
Europea debbano predisporre personale e risorse appropriati e sufficienti per effettuare il controllo di frontiera alle frontiere esterne, in modo da garantire un livello efficace, elevato ed uniforme di controllo, che è eseguito dalle guardie di frontiera (Polizia di Frontiera).
Oltre alle specifiche verifiche di frontiera, la Polizia di Frontiera effettua anche la sorveglianza della frontiera, cioè quell’attività di controllo della fascia confinaria, attuata tra i valichi di frontiera e sui valichi stessi, quando questi non sono aperti, per impedire che le persone entrino nel territorio nazionale eludendo le verifiche di frontiera.
A tale fine, i citati Stati membri, tra cui l’Italia, devono assicurare che le guardie di frontiera siano professionisti specializzati e debitamente formati, tenendo conto della base comune per la formazione stabilita e sviluppata dall’Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri.
Al fine di assicurare l’applicazione integrale di quanto previsto dalla normativa europea è quindi necessario assicurare l’esistenza degli Uffici di specialità della Polizia di Frontiera, a prescindere dalle apparenti mutate esigenze di controllo di frontiera.
Tutti gli Uffici di Polizia di Frontiera Marittima ed Aerea, possono essere contemporaneamente interessati da un traffico proveniente sia da paesi Extra- Schengen che da paesi Schengen. Tale possibilità è determinata dalle scelte politiche/amministrative del momento, delle varie Autorità di gestione e degli imprenditori che, in brevissimo tempo, possono decidere di avviare uno o più collegamenti passeggeri o merci, a seconda della convenienza economica dell’investimento. Affermare che alcuni porti e aeroporti sono attualmente utilizzati per un traffico limitato o di tipo cargo, da collegamenti solo intra-Schengen di navi da crociera, così come asserire che l’attività è limitata al rilascio di visti nei confronti degli equipaggi, vuol dire sconoscere le citate dinamiche imprenditoriali e non tenere conto che, in qualsiasi momento e come già accaduto, i controlli di frontiera possono essere ripristinati, anche nei confronti di voli o navi traghetto provenienti o diretti verso paesi Schengen.
E in tal caso cosa faremo, andremo ad elemosinare, con esito negativo, l’impiego di uomini alle altre Forze di Polizia, così come già successo?
Ritenere che non è così importante effettuare dei controlli di frontiera sugli equipaggi o sul
carico delle navi, vuol significare nascondere il fatto che proprio attraverso tali collegamenti, i migranti irregolari e tra essi anche dei potenziali terroristi, così come avvenuto proprio attraverso il porto di Trieste, riescono frequentemente ad arrivare nel Territorio Nazionale.
Anche la reintroduzione, nel marzo del 2017, delle verifiche di frontiera nei confronti dei
cittadini comunitari che attraversano la frontiera esterna, ci hanno fatto capire che in qualsiasi momento la libertà di movimento dei cittadini dell’Unione può essere messa in discussione, in ragione della necessità di garantire la sicurezza dei paesi e dei loro cittadini; ciò dovrebbe farci riflettere a lungo, prima di ritenere inutili alcuni nostri Uffici di Polizia di Frontiera!
Avere la vana speranza che, una volta passate le competenze e gli uomini della Polizia di
Frontiera di Parma, Brescia, Taranto e Gioia Tauro ai relativi Questori, questi possano e vogliano assicurare la medesima presenza e competenza, in una materia così complessa ed in continua evoluzione, significa denegare la realtà e immaginare una Polizia di Stato che non esiste: quella senza problemi di organico e perfettamente organizzata.
Cerchiamo, quindi, di non fare di nuovo gli errori del passato, quando – come già ricordato – si è ritenuto di chiudere o, in alcuni casi, tentato di farlo, tutti i Settori di Frontiera Terrestre, tra cui quello di Bardonecchia e del Brennero per poi oggi, dopo aver constatato quanta disattenzione c’è stata da parte dell’Autorità di P.S. nello svolgere i compiti della Polizia di Frontiera, correre ai ripari ricostituendoli e dotandoli di un adeguato numero di uomini, per non essere oggetto di procedure di infrazione da parte della competente Commissione Europea.
Tutto ciò premesso, la Federazione COISP è fermamente contraria e dette chiusure e
accorpamenti.
Ben venga invece la riapertura del Settore Polizia di Frontiera terrestre del Brennero e del
Settore Polizia di Frontiera Terrestre di Bardonecchia. Si condivide poi l’elevazione dell’Ufficio di Polizia di Frontiera Aerea di Fiumicino a livello di Dirigente Superiore ma è altrettanto opportuno che si provveda all’elevazione della Frontiera Aerea di Palermo a livello di Primo Dirigente, in virtù della complessità del citato scalo aereoportuale che già nel 2018 ha visto transitare circa 2.250.000 passeggeri con prospettive di crescita immediate che dovrebbero far raggiungere i 3.000.000 di passeggeri già nell’anno in corso.
Quanto agli altri Uffici indicati nel progetto di riorganizzazione, come peraltro tutti quelli della Polizia di Frontiera, la cosa giusta da fare è provvedere ad un urgente incremento del loro organico.
Ad ogni modo, vorrà codesto Ufficio accordare a questa O.S. un esame della materia così come previsto dall’art. 26 del DPR 164/2002.

In attesa di cortese riscontro, si inviano cordiali saluti.

La Segreteria Nazionale della Federazione COISP

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