PADOVA – Poliziotti in piazza: Noi riconoscibili mentre si nasconde chi usa violenza. Un centinaio di agenti del Coisp…

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Poliziotti in piazza: «Noi riconoscibili mentre si nasconde chi usa violenza» Un centinaio di agenti del Coisp contro l’idea del ministro do un numero di riconoscimento sui caschi. A sostegno sono arrivati solo i rappresentanti della Lega.  di Elvira Scigliano 27 nov 2012.

PADOVA. Dicono no al numero identificativo sul casco, provvedimento proposto dal ministro Cancellieri dopo i fatti di violenza avvenuti nelle piazze italiane, Padova compresa, durante le ultime manifestazioni di protesta contro l’austerity del governo. Del resto, tra gradi e nastrini, che devono indossare obbligatoriamente, i poliziotti dicono di essere già perfettamente riconoscibili. A differenza dei facinorosi che si presentano alle manifestazioni in assetto paramilitare, non per protestare ma per menare. Ieri mattina in via D’Acquapendente, davanti alla caserma del Reparto Mobile, sono scesi in strada quasi 100 agenti della polizia appartenenti al sindacato indipendente Coisp. A protestare erano agenti in servizio alla Mobile, chiamati principalmente a “gestire” l’ordine e la sicurezza pubblica, e colleghi in forza alla Questura, ma soprattutto padri di famiglia che, la mattina, escono di casa dando un bacio alle mogli e una carezza ai figli, quegli stessi ragazzi che siedono sui banchi della scuola e protestano per i tagli.

«Condividevamo le ragioni della protesta del 14 novembre scorso, ma siamo chiamati afar rispettare l’ordine ed è quello che abbiamo fatto», spiega Fausto Fanelli del Coisp, «quando un episodio coinvolge un nostro collega, questo paga in prima persona e la cronaca, anche recente, ha dimostrato che non ci sono né immunità né sconti per la polizia. Ma non è giusto che pochi e sporadici casi di abuso debbano infangare l’operato di un'istituzione. Tanto più che la legge vieta che una manifestazione di protesta sia un corteo paramilitare con scudi e caschi: eppure in questi casi chi si presenta così non è perseguibile perché irriconoscibile. Invece di agire preventivamente su queste frange di illegalità, si vuole inasprire il controllo sugli agenti».

Una normativa carente dunque, incapace di tenere a bada «i soliti facinorosi, che a Padova appartengono sempre alla stesa area» scandisce Loris Frison, segretario provinciale del Coisp. «Bisognerebbe applicare le stesse regole del Daspo perché, allo stesso modo del calcio, alcuni vengono con il preciso intendo di creare disordini e usare la violenza». «A volte» aggiunge Frison «vorremmo toglierci le divise e passare dall’altra parte, come nel caso degli studenti, che sono poi i nostri figli. Senza contare che spesso non abbiamo né mezzi né forze per fare il nostro lavoro, eppure ogni mattina andiamo a lavorare esponendoci a rischi incredibili».

Il Coisp aveva chiesto solidarietà a tutti i partiti politici ed alle associazioni di categoria, ma ad accogliere l’appello e presentarsi in massa (con le bandiere verdi) c’erano solo i leghisti: l’ex sindaco di Cittadella e parlamentare Massimo Bitonci, l’assessore provinciale Leandro Comacchio, il vicepresidente della provincia Roberto Marcato, l’avvocato Filippo Pavanetto, la consigliera comunale Mariella Mazzetto. Le iniziative sindacali però non sono finite. Venerdì alle 14 il Sap (Sindacato autonomo di polizia) organizzerà una giornata di «autoconsegna» simbolica all’interno del II Reparto mobile che “soffre” di maggiormente il malessere di questi giorni. Per le divise è l’unica forma di agitazione possibile perché «è impossibile esprimere il nostro dissenso attraverso lo sciopero» spiegano dal sindacato «in quanto questo diritto non è previsto dalla Costituzione per gli appartenenti alle forze dell’ordine».

http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2012/11/27/news/noi-riconoscibili-mentre-si-nasconde-chi-usa-violenza-1.6100301

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