Milano, Ispettore scagionato da gravissime accuse dopo quattro anni! Intervento di Franco di MACCARI (COISP)

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COMUNICATO STAMPA DEL 14 GENNAIO 2013

Oggetto: Ispettore scagionato da gravissime accuse dopo quattro anni, il Coisp: “E’ indispensabile che i Poliziotti siano giudicati in maniera seria ma molto più celere”

“Una passeggiata all’inferno durata quasi un lustro. Venticinque anni di servizio calpestati e messi in discussione, una vita che professionalmente ed umanamente messa a dura prova. Tutto questo è troppo per chiunque, ma quando capita ad un Poliziotto c’è l’ulteriore drammatico risvolto delle nubi del dubbio, della maldicenza, della strumentalizzazione che si addensano, oltre che su di un Servitore dello Stato, anche sull’intero Corpo di Polizia. Bisogna impedire che le cose continuino ad andare così”.

Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, interviene con queste parole per commentare la notizia della piena assoluzione dell’Ispettore della Polizia di Stato Mauro Tavelli, scagionato con formula ampia dalle accuse di violenza sessuale, concussione sessuale, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, a seguito del processo d’appello bis celebrato a Milano, dopo l’annullamento della condanna a 5 anni e sette mesi stabilita dalla Cassazione. L’Ispettore fu arrestato nell’aprile 2009 nell’ambito di un’inchiesta partita a seguito delle dichiarazioni rese da trans ospiti del Cie di via Corelli, a Milano, e rimasto in custodia cautelare in carcere per 18 mesi (!!!), per poi trascorrerne altri 12 ai domiciliari (!!!!!). Adesso, dopo quattro interminabili anni, l’incubo è svanito.

“Da tempo immemore ci battiamo – aggiunge Maccari – per porre l’accento sulla necessità che gli Operatori della sicurezza possano uscire dalle vicende giudiziarie che li riguardano, qualunque ne sia l’esito, in untempo che non ne mandi in pezzi, oltre alla vita personale, anche la professionalità, la credibilità, la capacità di sopportazione della gravosa responsabilità che lo Stato gli ha affidato”.

“Sono parole che abbiamo già usato e che, purtroppo, tornano sempre drammaticamente attuali. Perché – aggiunge il Segretario del Coisp – ci sarà sempre qualcuno che continuerà ad accanirsi contro di noi, troppo spesso in cattiva fede e per motivi che sono fin troppo ovvi. Ci sarà sempre chi ci giurerà vendetta e chi odio eterno, e tenterà di strumentalizzarci nella migliore delle ipotesi, e di distruggerci alla prima occasione utile nella peggiore. Lasciare Uomini e Donne della Polizia di Stato esposti a tutto questo senza un minimo scudo, è ingiusto, cinico, irresponsabile verso la stessa Istituzione cui apparteniamo. Dare un senso alla specificità del nostro lavoro significa anche questo, considerare che se i tempi odiosamente lunghi della giustizia sono angosciosi per ogni persona, per i Poliziotti diventano un martirio ancora maggiore per via delle conseguenze connesse al mestiere che facciamo. E non mi riferisco solo a tutte le questioni amministrative e disciplinari in cui un comune cittadino non incorre. La delicatezza del lavoro che i Poliziotti svolgono, e la responsabilità anche ‘d’immagine’ legata alla funzione, richiederebbero una tutela non maggiore, ma maggiormente celere.

In ballo, infatti, non c’è solo la credibilità del Poliziotto coinvolto in un’indagine, ma quella del Corpo e dello Stato che il Poliziotto rappresenta. Quello stesso Stato che, dunque, deve conoscere al più presto la verità per riabilitare la credibilità propria del proprio Servitore se questi è pulito ed onesto, soprattutto recuperandolo prima possibile alle funzioni la cui preparazione, magari, ha avuto dei costi, oppure di liberarsi al più presto di un esponente delle Forze dell’Ordine che sia invece infedele”.

Più volte, nel passato, Maccari è intervenuto sull’argomento richiamandosi a quando i fascicoli di indagini penali riguardanti esponenti dei Tutori dell’ordine venivano avocati dalle Procure generali ed affidati a magistrati di quegli Uffici, in modo da garantirne un percorso ‘dedicato’ e rapido.

“Continuiamo ad auspicare che si torni ad una soluzione del genere , ribadendo per la milionesima volta che se esiste qualcuno che può addirittura trarre dei vantaggi dalla lungaggine dei tempi della giustizia, ciò non vale certamente per un Appartenente alle Forze dell’Ordine onesto il quale, come un normale cittadino, non sarà mai ristorato dei danni personali e morali subiti, ma in più vede compromessa la propria professionalità dal tempo che scorre, logorandone giorno dopo giorno, l’immagine lavorativa”.

“Non finiremo mai di auspicare anche – conclude Maccari – che all’ovvia attenzione mediatica che un poliziotto guadagna se finisce sotto inchiesta, corrisponda un altrettanto zelante comportamento dei media quando egli si libera dalle accuse. Temiamo che sia chiedere l’impossibile da chi ha come primo pensiero quello di guadagnare lettori o ascoltatori… Ma dallo Stato non ci aspettiamo nulla di meno di ciò che è ragionevolmente necessario a garantirne l’integrità dell’immagine e della concreta essenza”.

Ufficio Stampa Co.I.S.P. Nazionale – Responsabile: Olga Iembo Collaboratori: Antonio Capria, Piero Affatigato

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