Il COISP accoglie con soddisfazione il “decreto sicurezza” varato dal governo Meloni. Per il sindacato di polizia, guidato da Domenico Pianese, si tratta di un passo storico verso una maggiore tutela delle Forze dell’ordine e una migliore gestione della sicurezza urbana. Tuttavia, per il dirigente sindacale, restano aperti nodi cruciali come la riforma della Giustizia e la valorizzazione degli operatori impegnati in prima linea, partendo dalle indennità operative per i servizi a rischio che sono ferme da 22 anni.
Segretario Pianese, quali sono i punti del decreto che ritenete più qualificanti?
Primo fra tutti, quello che rappresentava la madre di tutte le battaglie: la tutela legale peri poliziotti.
Prima, chi incorreva in procedimenti penali durante il servizio doveva affrontare spese legali e peritali con il proprio stipendio, spesso di appena 1.500 euro mensili.
Un dramma che si riverberava sulle famiglie intere.
Abbiamo seguito colleghi costretti a vendere casa o auto, o accendere ipoteche per pagare avvocati. Ora, finalmente, è stato introdotto un sussidio fino a 10.000 euro per ogni fase del procedimento. Una misura che mette al riparo i nostri agenti da quello che prima era un vero incubo personale e familiare.
In merito agli scontri nei cortei, cosa cambierà con le nuove norme?
Il problema è che esistono organizzazioni che scendono in piazza esclusivamente per cercare lo scontro con le Forze dell’Ordine. L’abbiamo visto di recente al Pantheon, a Roma, con il tentativo di sfondare un cordone nonostante gli inviti a fermarsi, con quattro poliziotti feriti.
L’introduzione dell’arresto in flagranza differita per chi procura lesioni gravi agli agenti è un atto di giustizia fondamentale. Era inaccettabile che questi delinquenti potessero godere sostanzialmente dell’impunità.
Le stazioni delle grandi città sono diventate zone ad alto rischio.
Da circa due mesi è partito il progetto delle “zone rosse”, su direttiva del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, insieme a progetti specifici della Polizia ferroviaria per le grandi stazioni di Roma, Milano, Napoli e Palermo.
Abbiamo potenziato i controlli sia all’interno che all’esterno delle stazioni, introdotto task force urbane e inasprito le sanzioni contro chi sfrutta i minori per l’accattonaggio.
I risultati stanno arrivando.
Può già tracciare un primo bilancio?
Da pendolare che viaggia quotidianamente in treno e da responsabile che segue tutte le articolazioni territoriali della Polizia, posso confermare segnali molto positivi. Negli ultimi due mesi sono state controllate circa 350.000 persone nelle grandi stazioni, molte delle quali allontanate dalle “zone rosse” perché con precedenti. La situazione di sicurezza sta oggettivamente migliorando.
L’Associazione nazionale magistrati ha definito il decreto “un testo inquietante”.
Resto francamente basito. Noi lavoriamo quotidianamente con la magistratura, ma trovo davvero inquietante che fino ad oggi si potesse aggredire un poliziotto e poi tornare a casa senza conseguenze. O che dei delinquenti potessero impossessarsi dell’abitazione di un anziano ricoverato senza che la polizia potesse intervenire. O ancora, vedere bambini sfruttati nell’accattonaggio senza poter fare nulla. Queste sono le cose inquietanti rispetto alle quali anche l’Anm dovrebbe interrogarsi. Negare che in Italia esista un problema di sicurezza significa essere completamente distaccati dalla realtà quotidiana dei cittadini.