Roma, 7 giugno 2019
MINISTERO DELL’INTERNO
DIPARTIMENTO DELLA PUBBLICA SICUREZZA
SEGRETERIA DEL DIPARTIMENTO
UFFICIO PER LE RELAZIONI SINDACALI
OGGETTO: Questura di Rieti – Pare prospettarsi una riorganizzazione interna che potrebbe
comportare gravi rischi a persone che lo Stato ha giustamente deciso di tutelare.
La nostra Segreteria Provinciale di Rieti ci segnala una problematica che a parere nostro
necessita di opportune valutazioni da parte di codesto Ufficio e, per suo tramite, dei competenti settori del Dipartimento.
La circolare a firma del Signor Capo della Polizia nr. 225/D/2018-49192-U del 06.07.2018, che ha per oggetto le linee di indirizzo in materia di revisione dell’articolazione e delle competenze delle Divisioni Anticrimine delle Questure, non prevede all’interno di dette Divisioni l’Ufficio preposto alla gestione dei collaboratori e testimoni di giustizia.
Ora, pur trattandosi, citata circolare, di una esposizione di come dovrebbero essere organizzate in futuro le Divisioni in argomento, tant’è che viene precisato che si attende l’adozione di uno specifico atto ordinamentale che sarà emanato nell’ambito di un più ampio disegno di riorganizzazione degli uffici territoriali, ancora non emanato, la Questura di Rieti pare essere orientata ad includere detto importante settore preposto alla gestione di collaboratori e testimoni di giustizia all’interno dell’Ufficio di Gabinetto … e ad impiegare il personale che vi è preposto, quando non impegnato nelle attività di competenza, nei servizi ordinari e di ordine pubblico.
Beh, l’illogicità di una siffatta eventuale scelta è del tutto evidente.
Oltre al fatto che i servizi di gestione e vigilanza dei collaboratori e testimoni di giustizia
comportano un impegno lavorativo che si sviluppa in orari di lavoro h24, è proprio la particolare tipologia di attività che esclude la possibilità di un impiego in divisa del personale che è chiamato a svolgerlo.
Testimoni e collaboratori si ritrovano da un giorno all’altro uomini e donne senza più un
volto. Sono quasi sempre costretti a lasciare i luoghi che li hanno visti nascere e crescere, ad entrare in un protettivo cono d’ombra, ad imparare a mimetizzarsi con l’ambiente circostante fino a diventare quasi invisibili. Anche le loro vere identità devono essere spesso cancellate e cambiate.
La necessaria rottura con il passato è fondamentale ed in tutto ciò è compito dello Stato aiutarli per tramite di nostri colleghi che se ne occupano quotidianamente e che devono essere disponibili ad intervenire per eventuali necessità in qualsiasi momento.
La riservatezza è basilare e tale riservatezza impone l’utilizzo di accortezze quali quella di
rendere non riconducibili alle Forze dell’Ordine quel personale che è chiamato ad occuparsi di tali soggetti.
Due persone che si recano a casa di un testimone di giustizia in abiti civili non destano
alcun sospetto tra i vicini i quali, invece, inizieranno a farsi qualche domanda se successivamente identificano quelle persone come poliziotti perché visti in divisa in un servizio di ordine pubblico.
L’interrogativo pian piano si allarga copiosamente e la necessaria invisibilità dei testimoni e
collaboratori salta del tutto.
Ciò premesso, potrà anche essere coerente che l’Ufficio preposto alla gestione dei
collaboratori e testimoni di giustizia non debba far parte delle Divisioni Anticrimine ma lo stesso deve comunque far parte di un Ufficio investigativo ed il personale che vi fa parte non può in alcun modo essere impiegato in servizi che obbligano all’uso della divisa.
Che sia così dovrebbe essere condiviso da tutti.
Codesto Ufficio è pertanto pregato di intervenire con cortese urgenza al fine di scongiurare
che presso la Questura di Rieti vengano prese decisioni che potrebbero comportare grave pericolo a quei soggetti di cui lo stato ha chiesto la collaborazione in cambio della tutela della loro incolumità e di quella delle loro famiglie.
In attesa di cortese urgente riscontro, l’occasione è gradita per inviare i più Cordiali Saluti.
La Segreteria Nazionale del COISP