COMUNICATO STAMPA DEL 18 GENNAIO 2013
Oggetto: La replica del Coisp all’intervento di ieri di Manganelli: “Ormai parla solo per scusarsi dei nostri imperdonabili errori o rimarcare i nostri infiniti doveri. Guai a fare riferimento ai nostri sacrosanti diritti e legittimi bisogni”
“Se oltre ai nostri continui ed imperdonabili errori ed ai nostri infiniti doveri il Capo della Polizia ogni tanto ricordasse al mondo anche i nostri diritti, i nostri sacrosanti bisogni, e soprattutto le nostre legittime aspettative in campo professionale, noi non ci offenderemmo di certo, anzi, forse potremmo addirittura pensare che gli importa qualcosa delle migliaia di uomini e donne che dovrebbe guidare e che quasi annullano completamente la propria vita personale nel servizio continuo e costante ad uno Stato che non fa altro che pretendere senza nulla dare”.
E’ il duro commento di Franco Maccari, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, che prende spunto dalle parole pronunciate ieri dal Capo della Polizia, Antonio Manganelli, nel suo intervento alla conferenza Interpol “Calcioscommesse: il lato oscuro di un bel gioco”. In quella sede il Prefetto ha ricordato l’esistenza di “246 vertenze destinate a produrre effetti di tensione tra i lavoratori”, evidenziando che “non turbano solo aree antagoniste che si agitano, abbiamo problemi di lavoro e che attengono ad una crisi economica diffusa”. “Fare sicurezza – ha poi aggiunto Manganelli – significa analizzare i fenomeni e le tensioni sociali. Abbiamo il dovere di gestire anche questi momenti di tensione, coltivando la mediazione e le buone pratiche”.
“Non posso evitare di notare e di sottolineare – aggiunge il Segretario del Coisp – come negli ultimi mesi gli interventi di Manganelli non abbiamo dimostrato la minima preoccupazione per il momento difficilissimo che i colleghi attraversano su più fronti. Crediamo che non abbia pensato seriamente neppure per un attimo che fra quei lavoratori esasperati e quasi disperati cui fa riferimento ci sono anche i Poliziotti italiani, sfiniti e sottovalutati, sviliti e demotivati, maltrattati e sfruttati oltre ogni ragionevole limite”.
“Anche Manganelli – insiste Maccari – punta su questo non meglio specificato nostro dovere di mediazione, che ha il sapore, fortissimo, del più strumentale dei propagandistici palliativi cui di recente si sia fatto ricorso. Ma esattamente che diavolo significa che spetta a noi mediare con le masse imbufalite di italiani che ogni giorno riempiono le strade, e che oltre tutto dobbiamo arginare senza i mezzi e gli strumenti che ci servirebbero per farlo nella maniera migliore e più innocua. Cosa dovremmo fare noi esattamente a questa gente? Psicoterapia in piazza? Dovremmo convincerli che i loro problemi non esistono, o che si risolveranno magicamente? Dovremmo offrirci di farci portavoce delle loro istanze, o cosa altro?”.
“La verità – conclude Maccari – è che dall’altra parte non c’è chi sia disposto ad ascoltare e dialogare, a comprendere e a capire, a confrontarsi e a cercare soluzioni condivise. E nessuno più di noi lo sa, perché siamo i primi cui viene sbarrato l’accesso perché rappresentiamo il malumore e le necessità inascoltate di migliaia di Poliziotti”.
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