VALLANZASCA CONDANNATO A 10 MESI PER FURTO DI MUTANDE Difesa, rischia carcere a vita. Renè, incastrato per caso Pantani (ANSA)

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VALLANZASCA CONDANNATO A 10 MESI PER FURTO DI MUTANDE Difesa, rischia carcere a vita. Renè, incastrato per caso Pantani (di Igor Greganti) (ANSA) – MILANO, 14 NOV – Se paragonati ai 4 ergastoli e ai 296 anni di carcere a cui è stato condannato, come conseguenza della sua lunghissima storia criminale, quei 10 mesi di reclusione inflitti oggi dal Tribunale di Milano a Renato Vallanzasca, il protagonista della mala milanese tra gli anni '70 e '80, sembrano poca cosa. Eppure è proprio questa nuova condanna, come ha spiegato anche il suo legale, che potrebbe «costargli il carcere a vita», perchè rende molto più difficile la concessione di qualsiasi beneficio nel suo percorso detentivo. Il giudice delle direttissime Ilaria Simi De Burgis stamattina ha inflitto a 'Rene« 10 mesi, andando anche oltre la richiesta del pm Angelo Renna che era di 8 mesi, per una vicenda che era suonata quasi come tragicomica: l'ex capo della banda della Comasina era stato arrestato il 13 giugno scorso per aver rubato in un supermercato due paia di mutande, concime per piante e delle cesoie. Una tentata rapina impropria, così qualificata dai magistrati, per un bottino del valore di 66 euro. Un'accusa abbastanza ridicola se paragonata al suo curriculum criminale (»io indosso solo mutande di Versace«, si è difeso 'Rene» con la solita dose di spavalderia), ma che già lo scorso luglio, dopo l'arresto, ha avuto un effetto pesante: il Tribunale di Sorveglianza ha revocato il regime di semilibertà di cui godeva dall'ottobre 2013 (usciva per lavorare durante il giorno e tornava in carcere a dormire). «Io non sono uno che crede ai complotti, ma certo quello che mi è accaduto è strano». Così Vallanzasca, durante l'interrogatorio in aula, ha cercato di spiegare il senso di una memoria depositata al giudice nella quale dice, in sostanza, di essere stato «incastrato». E lega la vicenda dell'arresto alle sue rivelazioni nel caso Pantani: nei giorni scorsi, infatti, l'ex 'rè della Comasina ha depositato poche pagine per dire, in sostanza, che il suo arresto per quel furto potrebbe essere stato una «macchinazione» collegata alle sue dichiarazioni ai pm di Forlì. La Procura romagnola sta ora indagando su un presunto complotto ordito ai danni di Marco Pantani per escluderlo dal Giro d'Italia nel '99 con l'alterazione delle analisi del sangue. Vallanzasca, infatti, aveva raccontato di essere stato avvicinato, quando era detenuto ad Opera, da un camorrista che gli aveva detto di non puntare sul 'Piratà in caso facesse scommesse clandestine, perchè il ciclista sarebbe stato escluso dal Giro. Il pm Renna ha replicato depositando oggi atti del fascicolo della Procura di Forlì, tra cui i due verbali 'omissatì resi da 'Rene«, per dimostrare che la nuova inchiesta sul caso Pantani »è nata due mesi dopo questo fatto modestissimo«. Per il pm il »presunto complotto ai suoi danni di cui parla Vallanzasca lambisce il confine della calunnia«, e a smentire questa »macchinazione« ci sono »i fatti, il lavoro dei carabinieri e della Procura di Milano«. La difesa, rappresentata dall'avvocato Ermanno Gorpia, invece, ha sottolineato che il suo assistito »ha centinaia di nemici e se è vero che l'indagine di Forlì è successiva, lui aveva già rilasciato interviste sul caso Pantani tempo fa«. Già lo scorso luglio, tra l'altro, in aula Vallanzasca, nervoso come oggi, aveva detto di essere stato »incastrato«, raccontando di essere stato avvicinato mentre era al supermarket da un giovane che »mi chiamava 'zio Renatò«, e che avrebbe messo gli oggetti rubati nella sua borsa. »Perchè mi è stata fatta una cosa del genere non lo so, io so soltanto che entro Natale avrei dovuto discutere della mia liberazione condizionale e potevo tornare libero«, aveva spiegato, lamentando che le immagini delle telecamere del negozio che l'avrebbero potuto scagionare »sono sparite«, non sono state acquisite. (ANSA).

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