COMUNICATO STAMPA DEL 05 GIUGNO 2018

Ucraina suicida in Commissariato, tutti scagionati i Poliziotti coinvolti nel caso, il Coisp: “Ci è voluto troppo tempo, ma non poteva essere altrimenti. Questo dimostra però quanto siamo esposti pur facendo solo il nostro dovere”

“La felice conclusione del procedimento giudiziario seguito ai drammatici fatti avvenuti a Villa Opicina, sia pur giunta dopo sei lunghi, interminabili anni di sofferenze personali, economiche e professionali che mai e poi mai potranno avere un vago ristoro per i poliziotti coinvolti, dimostra ancora una volta quanto i colleghi siano esposti giudiziariamente e mediaticamente, senza le necessarie tutele, nello svolgimento del proprio lavoro. Il Coisp ha fin dall’inizio seguito con ferma assiduità lo svolgimento di questa vicenda, in cui a pagare un prezzo troppo alto quanto ingiusto sono stati degli appartenenti alla Polizia di Stato che hanno avuto l’unica colpa di aver seguito delle disposizioni di servizio. Oggi quindi salutiamo con grande soddisfazione questa pronuncia giudiziaria che spazza via, ancora una volta, l’odiosa ombra del dubbio rispetto all’operato di poliziotti che dedicano la propria esistenza allo svolgimento del proprio dovere e fa riflettere, inoltre, su quanto equilibrio sia indispensabile avere nell’esercizio dell’azione penale”.
Domenico Pianese, Segretario Generale del Coisp, Sindacato Indipendente di Polizia, commenta così la pronuncia del Tribunale di Trieste che ha definitivamente scagionato i 9 poliziotti coinvolti nel caso del suicidio della giovane ucraina Alina Bonar Diachiuk, che si tolse la vita nell’aprile del 2012 mentre era trattenuta presso il Commissariato di Villa Opicina. La donna era stata scarcerata sabato 14 aprile, dopo aver patteggiato 4 anni per associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, in attesa di essere allontanata dall’Italia. Poiché la straniera era irregolare, e visto che nella fascia pomeridiana non vi era in servizio personale dell’Ufficio Stranieri, e inoltre che né il sabato pomeriggio né la domenica erano fissate udienze per convalidare i decreti di espulsione, fu il personale della Squadra Volante a prelevare dal carcere la cittadina ucraina per accompagnarla presso la sala fermati del Commissariato di Villa Opicina in attesa dei provvedimenti amministrativi previsti dalla Legge, poiché all’epoca, secondo le disposizioni dell’ufficio, gli immigrati in attesa di espulsione non dovevano essere rimessi in libertà. Qui la donna si tolse la vita e, in seguito, la Procura chiese il rinvio a giudizio di 9 Poliziotti, fra cui l’allora responsabile dell’Ufficio Immigrazione, con accuse che, a vario titolo, andavano dal sequestro di persona alla morte come conseguenza di altro delitto, ritenendo che la clandestina non dovesse invece essere trattenuta in attesa di espulsione. Pronta fu fin da subito la reazione del Coisp, silenziosamente presente anche in aula all’avvio del procedimento per dare “doverosa solidarietà – conclude Pianese – a colleghi finiti nei guai solo per aver fatto ciò che era previsto e che era stato loro detto di fare, nonostante che strutture e mezzi a loro disposizione non fossero idonei e, soprattutto, pur se si erano trovati addosso una enorme responsabilità che neppure avrebbe dovuto competere loro”.

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