Ritardi nell’attribuzione del Trattamento pensionistico. Interrogazione parlamentare

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Prosegue il lavoro del COISP per ottenere la continuità di pagamento fra la retribuzione e la pensione.
Negli ultimi anni, con il passaggio alla gestione previdenziale INPS, i ritardi nell’attribuzione del trattamento pensionistico si sono dilatati sempre più, sino ad arrivare oggi, in alcuni casi, a ben nove mesi di attesa per vedersi accreditata la prima mensilità della agognata pensione.
Dopo la lettera al Capo della Polizia dello scorso 30 Gennaio, il COISP è riuscito a portare la questione all’attenzione del Senato, grazie ad una interrogazione a risposta scritta dell’Onorevole De Bonis

 

Interrogazione a risposta scritta
Legislatura 18 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-02880

Atto n. 4-02880
Pubblicato il 11 febbraio 2020, nella seduta n. 189
DE BONIS

Ai Ministri dell’interno, del lavoro e delle politiche sociali e per la pubblica amministrazione. –
Premesso che:
in Italia la retribuzione che viene riconosciuta alla Polizia di Stato è indubbiamente bassa, per non parlare del compenso per il lavoro straordinario, altrettanto modesto;

prendendo come riferimento alcuni Paesi europei, dove solitamente le forze di polizia percepiscono degli stipendi migliori rispetto ai nostri poliziotti, si può vedere, per esempio, come in Austria un poliziotto parte da uno stipendio di 2.100 euro, mentre in Irlanda il salario parte da 1.600 euro appena usciti dall’accademia e in soli 8 anni di servizio può raggiungere i 2.643 euro. In Germania un agente parte da uno stipendio di 1.600 euro (per un livello A7) per poi arrivare a 2.533 euro in caso di progressione ad un livello A9. In Germania, inoltre, è prevista un’ulteriore indennità mensile (pari a circa 170 euro) per quei poliziotti che lavorano a stretto contatto con la popolazione. Molto elevati anche gli stipendi
percepiti dai poliziotti del Belgio (si parte da 1.755 euro per arrivare a 2.478 euro nel giro di pochi anni), mentre in Francia sono ad un livello leggermente inferiore: 1.683 euro netti in partenza, per un incremento a 2.198 euro dopo pochi anni di servizio. In Inghilterra la paga iniziale di un agente è di circa 1.962 euro al mese, e ci sono delle particolari agevolazioni, come ad esempio la gratifica annuale di 6.000 euro, per coloro che lavorano nelle grandi città, oltre al trasporto gratuito su tutti i mezzi pubblici e la possibilità di acquistare una casa ad un tasso particolarmente agevolato;

in Italia, ad oggi, nonostante gli incrementi di risorse che annualmente vengono stanziate (ultima, la legge di bilancio per il 2020, art. 1, commi 129 e 130, sicurezza e difesa, e comma 127, pubblico impiego e pubblica amministrazione), non si riesce ad adeguare, come si dovrebbe, la retribuzione per il lavoro che svolge un poliziotto, il quale affronta giornalmente rischi per garantire la pubblica sicurezza;

infatti, un poliziotto guadagna circa 1.300 euro netti nel ruolo di agente, mentre un ispettore guadagna, tolte le indennità accessorie, circa 1.500 euro netti e quanto fatto con il rinnovo del contratto (e con il precedente riordino delle carriere) non è ancora sufficiente per garantire degli stipendi adeguati al ruolo e alla responsabilità ricoperta;

la retribuzione fondamentale e quella accessoria del personale della Polizia di Stato, quindi, non consentono certamente di vivere in maniera dignitosa, anzi obbligano a costanti privazioni, specie laddove lo stipendio deve bastare per soddisfare le esigenze di tutta una famiglia;

sarebbe, pertanto, necessario rimettere mano alla normativa riguardante non solo gli stipendi, ma anche gli straordinari delle forze di polizia e rivedere tali importi. Si ricorda che per un’ora di straordinario spettano 4 euro e lo stesso capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli, intervenendo ad un convegno ha affermato: “Gli straordinari nella cifra che ci è riconosciuta non sono più attuali, è immorale che si percepiscano 4 euro l’ora per gli straordinari e che vengano pagati a due anni di distanza. I cittadini ci vogliono vedere la sera, la notte, nei prefestivi e nei festivi ma tutto questo va remunerato” (come si legge su un lancio dell’agenzia “Adnkronos”, pubblicato il 16 dicembre 2019);

il COISP, sindacato di Polizia, ha di recente scritto una lettera proprio al prefetto Gabrielli per evidenziare le ulteriori difficoltà che i poliziotti devono affrontare quando vengono posti in quiescenza;

riportano, infatti, che negli ultimi anni, con il passaggio alla gestione previdenziale INPS, si sono registrati ritardi nell’attribuzione del trattamento pensionistico che anno dopo anno si sono dilatati sempre più, sino ad arrivare oggi, in alcuni casi, a ben 9 mesi di attesa per vedersi accreditata la prima mensilità dell’agognata pensione. Si tratta di inaccettabili ritardi che costringono il personale della Polizia di Stato in una condizione di oggettiva ed eccezionale difficoltà economica in cui, quasi sempre, “per far fronte al sostentamento della propria famiglia ed agli impegni economici assennatamente onorati nei mesi precedenti con lo stipendio, tali colleghi sono costretti a ricorrere a stipulare onerosi prestiti personali oppure a questuare ad altri familiari e amici aiuti finanziari”;

l’interrogante ritiene che lo Stato non debba riservare tale trattamento a coloro che hanno speso tutta una vita a difendere le istituzioni ed i cittadini e lo stesso problema che affligge tutto il comparto debba essere affrontato come lo è stato per le altre amministrazioni, quali l’Arma dei Carabinieri, l’Esercito e la Guardia di finanza (a breve pare anche l’Aeronautica, la Marina e la Guardia costiera), stipulando appositi accordi con l’INPS e creando dei “poli nazionali” destinati agli appartenenti di ogni singola amministrazione, ove si accentrano tutte le prestazioni dell’istituto togliendole alle singole direzioni provinciali INPS, responsabili dei ritardi circa le posizioni assicurative, le pensioni, le indennità di buonuscita, le procedure di riscatto e ricongiunzione dei periodi di servizio e la concessione dei prestiti,
così da ottimizzare le comunicazioni tra le due istituzioni (INPS e forza di polizia e forza armata) e uniformare la gestione delle prestazioni, anche sotto il profilo della tempistica, a salvaguardia della continuità di pagamento fra la retribuzione e la pensione;

si assiste, in pratica, al paradosso che i poliziotti che accedono alla pensione per vedersi corrisposto il trattamento pensionistico si devono rivolgere ai legali, si chiede di sapere quali urgenti iniziative i Ministri in indirizzo intendano intraprendere anzitutto per adeguare gli stipendi dei poliziotti italiani a quelli degli altri Paesi europei e se non ritengano utile
stipulare appositi accordi con l’INPS, alla stregua di quanto già avvenuto per le altre amministrazioni del comparto, per porre fine alla situazione di disagio che le forze di polizia stanno vivendo a causa del lungo lasso di tempo che trascorre tra l’ultima retribuzione e la corresponsione della pensione.

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