Questura di Treviso, una incapacità gestionale che mette a rischio la salute dei Poliziotti trevigiani ma anche di altre province … e ovviamente delle loro famiglie

1535

Roma, 14 agosto 2020

AL SIGNOR CAPO DELLA POLIZIA
Direttore Generale della Pubblica Sicurezza
Prefetto Franco Gabrielli

OGGETTO: Questura di Treviso, una incapacità gestionale che mette a rischio la salute dei
Poliziotti trevigiani ma anche di altre province … e ovviamente delle loro famiglie.

Preg.mo Signor Capo della Polizia,
pochi giorni addietro uno screening di controllo fra i migranti presenti presso l’ex caserma Serena di Treviso, ha consentito di registrare un aumento esponenziale dei casi positivi al COVID-19: 246 su 281 migranti a cui si aggiungono anche 11 operatori (su 25), che prima invece non avevano evidenziato contatti con il virus.
L’ex caserma è stata presidiata costantemente dal personale della Polizia di Stato che lo scorso 1° agosto, come in altre occasioni, è anche dovuto intervenire. Nello specifico un soggetto è stato prelevato, condotto presso gli uffici della Questura e lì trattenuto fino al giorno successivo in attesa del processo per direttissima.
Ebbene, la persona tratta in arresto è stata vigilata dal personale delle Volanti dell’U.P.G. e S.P. che il 3 agosto viene sottoposto al “tampone rapido” con esito negativo. Il giorno 10 agosto detti Poliziotti vengono nuovamente sottoposti al tampone e lo stesso giorno, durante il turno di servizio, l’equipaggio di Volante trae in arresto una donna e, dopo aver espletato tutte le incombenze di rito, l’accompagna in tarda serata a Venezia per essere ristretta al Carcere femminile dell’isola della Giudecca, ove chiaramente è portata con l’ausilio di personale della Questura di Venezia. L’equipaggio rientra poi a Treviso nella nottata.
Il mattino successivo (11 agosto) uno dei due operatori in questione non si presenta in servizio in quanto risultato positivo al secondo tampone effettuato il precedente giorno. L’altro operatore, componente la pattuglia, è stato fatto rimanere a casa in via precauzionale pur in presenza di esito negativo al tampone del 10 agosto.
Ad oggi, Preg.mo Signor Capo della Polizia, nessuna precauzione particolare in merito
all’eventuale esposizione al coronavirus da contatto con l’operatore di Polizia positivo è stata intrapresa nell’ambito del turno della Volante interessato e delle persone che a vario titolo possono aver interagito con lui nel corso del servizio.
Nulla è stato comunicato al personale e alle OO.SS., nemmeno nella loro veste di rappresentante dei lavoratori per la sicurezza nell’ambito del D.lgs. 81/2008, circa l’indagine epidemiologica eventualmente predisposta e sicuramente necessaria al fine di conoscere la catena dei contatti e circoscrivere l’azione virale che in questi casi potrebbe aver già avuto inizio.
Sarebbero state date solo indicazioni informali che non sarebbero state eseguite indagini
sanitarie sul rimanente personale perché la persona positiva avrebbe rispettato le “norme anticontagio” indossando la mascherina chirurgica, igienizzando le mani, mantenendo la distanza e permanendo in un luogo meno di 15 minuti.
Ebbene, non è superfluo puntualizzare quanto possa essere inverosimile il fatto che davvero quel nostro collega possa aver osservato le norme dall’Amministrazione periferica sottolineate. È difatti poco plausibile il mantenimento della distanza con persone tratte in arresto, specie se la prima ha dato in escandescenze mettendo a soqquadro i locali dell’ex Caserma Serena e la seconda è stata trasportata fino a Venezia e poi qui anche a bordo di una imbarcazione di servizio con altri operatori della Volante lagunare che non è dotata di separatore e certamente non ha le dimensioni di un panfilo. È altresì poco plausibile ipotizzare una permanenza inferiore ai 15 minuti in un luogo quando si deve vigilare una
persona il cui processo si svolgerà il giorno successivo (che è stata tratta in arresto proprio perché ha dato in escandescenze) e la trattazione degli atti e i conseguenti accertamenti esperiti per quella di sesso femminile tratta in arresto nel corso del turno. Parimenti è difficile credere che detto personale non abbia fatto uso degli stessi locali poi utilizzati da altri, o anche contemporaneamente, per la redazione degli atti e delle relazioni di fine turno.
Ora, Lei comprenderà senz’altro, Gent.mo Signor Capo della Polizia, l’apprensione dei tanti
colleghi della Questura di Treviso che hanno la sensazione di essere guidati in modo approssimativo affidandosi alla buona sorte … quando poi a rischiare di pagare con la propria salute è il personale …
anche quello di altre Questura (nel caso di specie i colleghi di Venezia chiamati ad accompagnare quelli di Treviso a bordo della Volante lagunare.
Il primo tampone è stato fatto il 3 agosto ed è risultato negativo per entrambi i colleghi interessati nell’intervento presso l’ex caserma Serena di Treviso. Sebbene detto tampone – come difatti si è visto
– non avrebbe potuto dare esiti certi e sebbene il rischio contagio era elevatissimo (intervento fatto in una struttura ove 8 migranti su 10 erano affetti dal COVID-19), il Questore di Treviso ha ritenuto che detti Poliziotti dovessero continuare a lavorare. Giorno 10, al secondo tampone, uno dei due colleghi risulta positivo e l’altro, sebbene negativo, viene lasciato a causa in via precauzionale.
Signor Capo della Polizia, non era forse al primo tampone, seppur negativo, che i colleghi
dovevano essere assolti da altri impieghi fino all’esito del secondo tampone? Non è così che doveva essere fatto, visto anche l’elevato rischio prima evidenziato? L’aver poi lasciato a casa, dopo il secondo tampone, in via precauzionale, il collega risultato negativo ad entrambi gli accertamenti, non testimonia forse una incapacità in capo a chi gestisce la Questura di Treviso?
Beh, tale incapacità è avvertita e preoccupa tutti i colleghi lì in servizio … e anche le loro
famiglie.
Chiaramente ciò non è accettabile.

Con sincera e profonda stima,

Il Segretario Generale del COISP
Domenico Pianese

SCARICA IL COMUNICATO IN PDF