Progetto di revisione dei presidi di Polizia di Frontiera. Le osservazioni del COISP

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Roma, 25 gennaio 2019

Al Signor Vice Capo della Polizia
Vice Direttore Generale con funzioni vicarie
Prefetto Luigi Savina

OGGETTO: Progetto di revisione dei Presidi di Polizia di Frontiera.

Preg.mo Vice Capo della Polizia Prefetto Savina,
lo scorso 18 dicembre si è tenuta una riunione alla presenza del Sottosegretario all’Interno
Nicola Molteni e Sua, durante la quale ci è stato esposto un progetto di revisione che riguarda gli Uffici di Polizia di Frontiera.
Come il COISP ha inteso rappresentare in quella sede, talune cose del predetto progetto
sono apparse meritevoli di ulteriori approfondimenti e costruttive valutazioni.
In particolare, fermo restando l’assoluta convinzione di questa O.S. che nessuno degli attuali Uffici di Polizia debba essere soppresso ma semmai dovrebbe trovare un incremento di organico così da garantire una sempre maggiore sicurezza dei cittadini e tutela dei loro beni, il prospettato possibile accorpamento dell’Ufficio Polizia di Frontiera Marittima di Trieste col Settore Polizia di Frontiera Terrestre pare davvero contraddittorio.
• La Polizia di Frontiera Marittima di Trieste si occupa dei controlli di frontiera esterna Schengen, verificando che tutte le persone e i mezzi che l’attraversano rispettino le condizioni previste dalla normativa comunitaria ed italiana, nonché della sorveglianza della fascia confinaria pari a 24 km di una costa molto articolata.
Il porto di Trieste è suddiviso in 5 macro-aree ed è in grande crescita, in termini di traffici e di espansione territoriale; è zona franca extra-doganale dove è possibile tenere le merci in deposito provenienti da tutto il mondo senza limiti di tempo e dover pagare subito i dazi.
Attualmente risulta già essere:
– il 1° porto in Italia e 11° in Europa per il tonnellaggio delle merci trattate;
– il 1° porto in Italia per il traffico merci gestito a mezzo ferrovia (con Austria, Germania,
Lussemburgo, Belgio, Ungheria, Slovacchia e Rep. Ceca)
– il 1° porto nel Mediterraneo per la quantità di traffico di prodotti petroliferi.
E’ uno dei pochi porti in Italia in cui le navi arrivano e partono nell’arco di tutte le 24 h, quindi anche di notte, con collegamenti commerciali con la Turchia, anche 16 – 17 navi alla settimana, che portano ciascuna 200-250 mezzi commerciali, un collegamento passeggeri con l’Albania (anche se al momento di modesta entità) ed un terminal croceristico che viene utilizzato tutto l’anno ed in particolare nel periodo estivo.
Il personale della Polizia di Frontiera Marittima circa 60 operatori, risulta quasi interamente
aver frequentato il corso di specializzazione previsto per le Guardie di Frontiera, nonché usufruisce della formazione specifica di esperti di falso documentale; provvede al rilascio dei visti col sistema I-VIS e si occupa, con numeroso personale addestrato, ad eseguire il foto-segnalamento delle persone, mediante il posto di foto-segnalamento istituito in porto.
Nell’arco delle 24 h, oltre ai controlli di Frontiera si occupa, con una pattuglia dedicata, al controllo delle aree portuali (2.3 milioni di metri quadri) con specifiche mansioni di vigilanza e garanzia della sicurezza portuale mediante l’applicazione del Piano di Sicurezza Antiterrorismo “Cristoforo Colombo”, nonché con una squadra di polizia giudiziaria specializzata nel contrasto dell’immigrazione clandestina, che ha una profonda conoscenza delle dinamiche portuali con particolare riferimento ai cittadini turchi che costituiscono una comunità numerosa e importante nello scalo marittimo.
Nell’anno 2018 sono state realizzate presso la Frontiera Marittima 3.700 pattuglie circa, che hanno effettuato i controlli di frontiera all’atto dell’arrivo di c.ca 2.400 navi e durante la sorveglianza della fascia confinaria, nei confronti di c.ca 60.000 persone, rintracciando c.ca 130 migranti irregolari provenienti dalla Turchia.
• Il Settore Polizia di Frontiera Terrestre, e gli Uffici da esso dipendenti, si occupa della vigilanza dei circa 60 Km della fascia confinaria della frontiera interna Schengen con la Slovenia e non ha come obiettivo il controllo sistematico di frontiera delle persone, ma esclusivamente dei controlli a campione di polizia, così come possono essere fatti in qualsiasi parte del territorio italiano.
Nell’ultimo anno il confine terrestre è stato interessato da un nuovo ed importante flusso migratorio che ha visto il rintraccio di circa 1.500 stranieri irregolari.
Con 3880 pattuglie il personale in servizio ha provveduto ad identificare circa 54.000 persone e controllare circa 17.000 veicoli.
Oltre al citato Settore, collocato nel centro cittadino di Trieste, ove sono impiegate circa 30 persone e presso il quale vi è una Squadra di Polizia Giudiziaria che ha una specifica competenza sulle indagini transnazionali antimmigrazione e che ha conseguito negli anni degli ottimi risultati investigativi, vi è la Sottosezione di Fernetti (Comune di Monrupino) con 25 persone ed ove è funzionante un posto di foto-segnalamento, la Sottosezione di Rabuiese (Comune di Muggia) con altre 28 persone e la Sottosezione di Opicina (Comune di Trieste) ove sono rimaste in servizio, ormai, 11 persone, in quanto del personale è già stato movimentato al Settore o a domanda presso le altre Sottosezioni.
Presso il Settore, quindi, dopo il trasferimento, previsto dal progetto di revisione dei Presidi
di Polizia di Frontiera, del personale della Sottosezione di Opicina, che è oggi presente sull’altipiano carsico, dovrebbero prestare servizio circa 40 persone, le quali avrebbero in futuro il compito di effettuare la vigilanza dinamica sulla fascia confinaria. Presso il Settore, collocato in centro città, non vi sono gli spazi negli uffici ed i posti idonei dove ricoverare i veicoli di servizio, nonché dare la possibilità di parcheggiare anche ai colleghi che, facendo il turno in quinta non possono sempre usufruire dei mezzi pubblici.
Ciò evidenziato, è evidente che, come in tutti gli uffici di Polizia in Italia, sia il personale della Frontiera Marittima che quello della Terrestre, sia in costante diminuzione per il mancato turn-over di cui già più volte si è discusso, con personale sempre più vecchio e vicino alla pensione, anche se oggettivamente i numeri sopra indicati, delle pattuglie effettuate e dei controlli messi in atto, non sembrano rappresentare degli uffici in difficoltà che non riescono a mettere in campo dei servizi operativi più che dignitosi.
Risolvere il problema della mancanza di personale, non con l’apporto di nuove leve, giovani
e motivate, ma con un accorpamento pare davvero irrazionale … ancor più se con un accorpamento concettualmente errato: l’Ufficio di Frontiera più importante ed ineliminabile è quello che assicura i controlli di frontiera Schengen ed è quello Marittimo, ed è a quest’ultimo che dovrebbe essere accorpato, eventualmente, il Settore Polizia di Frontiera Terrestre e non il contrario, visto che il primo è anche diretto da un Vice Questore, mentre il secondo da un Commissario Capo.
Già nel 2014 il Ministero aveva tentato, nell’ambito di un precedente progetto di rimodulazione, di far assorbire tutti i Settori, tra cui quello di Trieste, dalle Questure e grazie, anche, al contrasto posto in essere dal COISP tale progetto era fortunatamente naufragato, così che è stato possibile con gli uomini a disposizione rimasti in frontiera, porre un argine all’importante fenomeno migratorio intervenuto in questi anni.
Se non fosse stato posto un parere fermamente negativo a tale esecrabile invenzione dell’epoca, oggi ci troveremmo, come è già successo per il Brennero, a rimpiangere la chiusura del Settore di Frontiera e cercare di riaprirlo quanto prima, così come si vuole oggi, in questo caso giustamente, ripristinarlo al Brennero e Bardonecchia.
La Polizia di Frontiera Marittima di Trieste deve mantenere una sua autonomia, così come quella Terrestre, in quanto gli specifici compiti di frontiera esterna, tutta l’attività svolta nell’ambito portuale, tra cui la supervisione dell’operato delle Guardie Particolari Giurate, impiegate ai varchi portuali e presso i 18 impianti portuali ove vengono attuati dei piani di security, gli interventi in caso di infortuni sul lavoro e sinistri stradali, nonché di monitoraggio delle agitazioni sociali dei lavoratori portuali per garantire in via preventiva la tutela dell’Ordine e Sicurezza pubblica, non sono confrontabili e sovrapponibili a tutt’altro compito, pur ugualmente importante, che invece svolge il Settore Polizia di Frontiera Terrestre.
Esempio ne è la recente ispezione della Commissione Europea finalizzata alla verifica
della corretta applicazione delle normative europee sulla security portuale che ha lodato i risultati conseguiti in termine di efficienza, efficacia e coordinamento tra le amministrazioni dello stato, in primis tra la Capitaneria di Porto e la Polizia di Frontiera Marittima.
Formazione, esperienze ed attività diverse nella sostanza non possono essere riunite. Non ve né ragione né convenienza alcuna. Dal punto di vista delle risorse tecniche e veicolari, quello che oggi viene utilizzato dai due uffici dovrà anche in futuro essere impiegato, a meno che non si voglia diminuire il numero delle pattuglie o utilizzare meno p.c. per fare i controlli di frontiera e sul territorio.
Il rischio, Preg.mo Prefetto Savina, è quello di rovinare quello che oggi di buono c’è,
per far diventare l’Ufficio di Frontiera un serbatoio di uomini per fronteggiare qualsivoglia criticità dovute all’immigrazione clandestina via terra e alle necessità del porto.
Lo ribadiamo: non sembra proprio opportuno assemblare due Uffici così diversi, a Trieste così come anche a Napoli. Non sembra nemmeno opportuno dare i compiti di Frontiera alle Questure (vedasi La Spezia, Gioia Tauro, Taranto, Brescia e Parma).
Si parla di realtà importanti e siamo ben certi che Lei, Signor Vice Capo della Polizia ne è ben cosciente, così come siamo certi che le nostre osservazioni la porteranno ad una ulteriore riflessione in merito ai Presidi di Polizia di Frontiera.

L’occasione è gradita per inviare i più Cordiali Saluti.

Il Segretario Generale del COISP
Domenico Pianese

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