Caro poliziotto, tieni la tua idea. Semmai cambia giornale e partito
Lettera aperta all'agente di polizia Fabio Tortosa
Oggi lo sappiamo: il poliziotto che ha fatto sapere, via Facebook, di essere orgoglioso di aver partecipato allo sgombero della Diaz durante il G8 di Genova non è un «fascista spontaneo», come lo aveva bollato a caldo Ezio Mauro, direttore di La Repubblica prima di sapere la verità, ma un sincero elettore del Pd e quindi immagino lettore di quel quotidiano
Fabio Tortosa – questo il nome dell'agente – ha semplicemente rivendicato che i poliziotti non sono una associazione di «torturatori», come parrebbe leggendo la recente sentenza del tribunale europeo su quei fatti, ma servitori dello Stato che anche quella notte di Genova, a stragrande maggioranza, fecero il loro dovere a norma di legge.
Mi piace questo ragazzo di sinistra che non cade nei luoghi comuni del giornale simbolo della sinistra salottiera, per il quale un poliziotto non può che essere uno sporco fascista. E dire che sono passati, evidentemente invano, cinquant'anni da quando Pasolini (scontri di Valle Giulia) mise in guardia i compagni dal considerare le forze dell'ordine dei nemici di classe al soldo dello Stato reazionario. Niente. Mauro è fermo al Sessantotto da lui tanto amato: fascisti non solo sono i poliziotti, ma chiunque non la pensi come il coro. Figuriamoci poi se uno, come ha fatto Tortosa, mette in dubbio il valore di una sentenza pronunciata dal dio Europa. Ma se così è, mi aspetto che Mauro bolli come «fascisti spontanei» anche altri due signori, Gian Carlo Caselli (procuratore capo di Torino) e Antonio Ingroia (ex magistrato e politico fallito). I due ieri hanno infatti contestato la sentenza della Corte europea che ha annullato la condanna, frutto di una loro inchiesta per mafia, contro Bruno Contrada, anche lui (capo) poliziotto.
Pure Contrada fu torturato ingiustamente dallo Stato, gli sono stati tolti libertà, dignità e onore da magistrati che fecero male il loro lavoro. Come la mettiamo? Il povero poliziotto Tortosa, che non ha mai torto un capello ad alcuno, può essere linciato e costretto alle scuse (qualcuno invoca le dimissioni) mentre Caselli e Ingroia possono continuare a farla franca come se nulla fosse? Caro Fabio Tortosa, ti prego: niente scuse e non cambiare idea. Fai meglio a cambiare giornale e partito. Pensaci, noi siamo qui.