UVA: MEDICO LEGALE, LESIONI NON HANNO CAUSATO MORTE (ANSA) – VARESE, 22 MAG -L'insufficienza cardiorespiratoria con conseguente edema polmonare che ha provocato la morte di Giuseppe Uva, deceduto all'ospedale di Varese il 14 giugno 2008 dopo aver trascorso parte della notte nella caserma dei carabinieri, «non è dovuta a lesioni» ma a una serie di altri fattori, tra cui una malformazione cardiaca, l'assunzione di alcol e i farmaci che gli furono somministrati. Lo ha sostenuto in aula il medico legale Marco Motta, che effettuò l'autopsia sul cadavere, ascoltato come teste nel processo a Varese a carico di sei poliziotti e due carabinieri imputati per omicidio preterintenzionale e altri reati. Il medico ha ribadito che sul corpo «non è stata riscontrata la presenza di ferite mortali» ma di «lesioni di lieve entità compatibili con gesti di autolesionismo». Secondo i familiari, parti civili nel processo, Uva avrebbe subito violenze da parte di carabinieri e poliziotti, che invece hanno sempre affermato di aver agito correttamente. (ANSA).
Varese. Le macchie sul corpo di Beppe Uva non sono lividi
Lo ha detto il medico legale che effettuò l'autopsia, consulente della procura, interrogato in aula durante il processo per la morte dell'uomo. "Il corpo aveva solo lesioni di lieve entità"
Sul corpo martoriato di Giuseppe Uva c’è stato un equivoco. Lo ha spiegato oggi in aula il medico legale Marco Motta, il dottore che eseguì l’autopsia dell’uomo il 20 giugno del 2008: le macchie rosse presenti sulla schiena, e che in televisione sono state spesso mostrate e scambiate per lividi dovuti a botte, in realtà sono il risultato di un fenomeno normale nei cadaveri. Si tratta infatti di macchie ipostatiche: «Ogni cadavere ha macchie di questo colore – ha spiegato il medico – il sangue quando non è più sottoposto alla pompa cardiaca tende a raccogliersi in alcuni puntideclivari. Il tessuto cutaneo da luogo a colorazioni violacee, un comunissimo fenomeno cadaverico». Motta ha affermato che le immagini televisive hanno creato dei fraintendimenti, perchè «sono state propalate come fatti ecchimotici». Il medico legale, ascoltato durante l’udienza odierna in corte d’assise, nel processo contro 2 carabinieri e 6 poliziotti per omicidio preterintenzionale e altri reati, ha quindi concluso che non vi erano segni di violenze sul corpo di Giuseppe Uva, mostrando le fotografie ufficiali sul corpo del ragazzo, cioè quelle effettuate durante l’esame autoptico dai medici. In queste immagini si vede il cadavere, immortalato in ogni sua parte. Le macchie sulla schiena, inoltre, appaiono meno scure di alcune immagini normalmente visionabili in tv e su internet. Si nota anche come le natiche sul tavolo dell’obitorio fossero bianche, poiché i muscoli erano stati compressi dalla giacenza sul tavolo dell’obitorio e dunque non potevano accogliere il travaso di sangue. Chiarito l’equivoco, bisognerebbe ora capire in che stato fosse il corpo. Il dottor Motta ha escluso nettamente di aver notato violenze. Già allora i pm Abate e Arduini gli scrissero, nel quesito dell’autopsia, di indagare se vi fossero stati segni di percosse sul cadavere. Tuttavia non c’erano fratture e non c’erano evidenze esterne gravi. Sul naso era presente un gonfiore, ma era un ecchimosi di lieve entità senza rottura della pelle, senza frattura del naso e senza sangue dalle narici. Lo stesso vale per il gonfiore sulla nocca di una mano e anche per alcune piccole ecchimosi sulle ginocchia, segno di uno sfregamento, ma sempre con lesività limitate e comunque non idonee a spiegarne la morte. Non vi era nemmeno alcuna traccia di sangue nella zona anale, a dispetto delle ipotesi su una possibile violenza. “E allora di che cosa è morto Giuseppe Uva?” ha chiesto il pm Daniela Borgonovo. Per Motta la spiegazione è più questa. Uva è deceduto per un’insufficienza cardiorespiratoria, che ha causato un edema polmonare. Le concause che lo hanno determinato sarebbero quattro: una malformazione cardiaca, l’assunzione di grande quantità di alcol, i farmaci che gli furono somministrati e l’agitazione sopraggiunta durante il tso di quella notte.